In un comunicato di qualche giorno fa l’Amministrazione Comunale di Cortona metteva in luce l’ottimo risultato numerico delle presenze nei musei e luoghi d’arte e storia cortonese in questa estate 2017. Un fatto positivo, perchè si presuppone che il pubblico che viene in città e sceglie tali luoghi sia “di qualità“, amante dell’arte, della cultura, della natura che si fonde con la storia. Essendo “di qualità” questo tipo di pubblico si pone con rispetto e porta all’economia locale frutti economici significativi poichè ha una certa disponibilità e non è incline al “mordi e fuggi”.
E’ però sufficiente il dato numerico a dire che il “sistema Cortona” funziona in tutto e per tutto?
Francamente l’estate 2017, contrassegnata dal gran caldo che forse ha reso più bollenti gli animi sottraendo un po’ di spirito tollerante, mi ha suggerito pensieri differenti, sicuramente demassificati, ma che non è detto siano errati.
La mentalità dominante è, sia nel tessuto produttivo che in chi amministra (e anche in buona parte dei residenti, purtroppo), appunto quella dei numeri. Secondo questa logica se vi è grande affluenza significa che le cose funzionano. Se un’iniziativa riempie la città allora va bene. Se nel frattempo Cortona si trasforma, perdendo tante delle sue peculiarità, poco importa: l’essenziale è che ci sia da lavorare per tutti. E anche qui non importa che lavoro sia, basta essere in qualche modo occupati.
Io la vedo diversamente.
C’è numero e numero, secondo me, e Cortona non è certo una città grande come Firenze e Venezia, ha dei limiti fisici oltre i quali è impossibile andare.
L’estate cortonese mi è apparsa spesso caotica e convulsa, un susseguirsi illogico di eventi non sempre di qualità, talvolta al limite del volgare, spesso improvvisati, totalmente disconnessi fra loro e animati prima di tutto dalla mentalità dominante del “fare numero”.
Ci sono state cose belle, ad esempio le attività in Fortezza o la Jazz Night (che replicherà il 16 Settembre), ma s’è visto anche molto ciarpame, talvolta al limite del Villaggio Vacanze o della balera, appunto “per fare numero” spendendo poco.
“Facendo numero” ci si ritrova in situazioni al limite dell’invivibile che danneggiano il buon nome della città. Cortona si riempie fino alla saturazione, la contemporanea latitanza (notturna e talvolta diurna) di controlli favorisce un generale clima di anarchia. L’assenza di una guida chiara e di una direzione precisa alimenta ulteriormente l’improvvisazione estemporanea in cui non mancano di sguazzare “predoni” che usano la città per i loro interessi.
Una delle armi segrete di Cortona, la vivibilità e tranquillità che la rendeva unica e faceva innamorare tante persone di spessore, scompare sepolta nel caos e nella standardizzazione. E’ un trionfo del banale e degli stereotipi che riduce tutto ciò che è dentro alle mura a un deja-vu, a qualcosa che si può trovare tale e quale in 1000 altre cittadine italiane.
Ma poi il numero davvero arricchisce l’economia? Fa davvero felici i commercianti? Qualche dubbio mi viene, perchè il pubblico di massa è molto incline a panini, gelati, birre e arte di arrangiarsi e di soldi ne sgancia pochi.
E il lavoro, quei circa 2-3mila occupati in attività legate al turismo di cui da anni ci facciamo vanto, dà davvero ricchezza? Oppure dà al massimo sopravvivenza? Contratti a termine, paghe saltuarie e sempre basse, mansioni spesso poco onorevoli sono l’aspirazione massima che tante persone hanno diritto ad avere? Si può giustificare tutto nel nome di questi 2-3mila di cui la gran parte sono precari, stagionali e simili?
La mia idea di Cortona è differente.
Vedo una città in cui chi amministra abbia un’idea chiara della direzione da seguire. Quest’idea deve essere un faro per tutti e deve necessariamente essere adeguata alla storia di questa città. Una storia che è speciale, unica, inimitabile.
Cortona è una città in cui si deve continuare a poter vivere bene. Chi viene da fuori deve avere la possibilità di scoprirne i lati più belli e la tradizione che è fatta prima di tutto di cultura, di eventi di livello, di luoghi splendidi, di atmosfere serene e demassificate.
Va fatto un sforzo per tornare a far prevalere quello, dicendo anche No a chi propone cose inadeguate agli standard che abbiamo sempre avuto e vuole imporre per propri comodi un modo d’agire che può funzionare per qualche tempo, ma nel lungo periodo è dannoso per tutti.
Il turismo ci vuole, ma non può essere la massa informe, che porta solo caos e nessuna ricchezza, se non momentanea per 5 o 6 persone. Chi apre un’attività deve sapere che Cortona ha una storia, una tradizione, un buon nome che non può essere svenduto e rovinato per qualche guadagno momentaneo.
Chi viene qui con questo obiettivo può tranquillamente andarsene altrove.
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L autore dell articolo forse è fuori dal giro.Cortona è bella quando è piena e di ciarpame non ne ho visto, a parte qualche bischero locale.Sulla retribuzione del personale non entro nel tema, troppo delicato e non sono preparato.
Tuttavia consiglio allo scrittore dell articolo di tirarsi su le maniche e promuovere un po la montagna cortonese che ne ha bisogno, al centro storico c è già chi ci pensa e son tanti.Oltretutto c è bisogno di valorizzare un po di piu le campagne cortonesi, migliorare le strade , ecc ecc. E anche se fuori tema aggiungerei Meno luminarie in centro e qualche Colonnino in piu nelle Campagne,a Cortona non c è la nebbia ma nelle campagne non si vede un ...tubo. Come vedi c è da fare e parecchio .
Stavo preparando una mia riflessione su " le cose che non vanno a Cortona", quando ho letto il Tuo articolo ( ben fatto, con il pregio di dire quello che tanti pensano, ma non dicono perché un po' ignavi e perché il cortonese " botica " ma poi non si espone mai. Quindi non mi ripeto sulle cose che hai detto, se non confermare che Cortona non è più la città del silenzio e che l'incremento di posti di lavoro stagionali, sono lavori poveri e da ottobre si riproporrà il problema della disoccupazione.
Aggiungo al fatto che a volte a Cortona regna il caos, che ci sono troppe macchine in centro, davanti al teatro fino a piazza Signorelli c'è sempre l'ingorgo, ci vorrebbe invece una zona pedonale ampia. Troppi tavolini sparsi ovunque che per passare tocca fare a spintoni, manca una adeguata programmazione e controlli.
Altre città d'arte come Cortona non sono così incasinate, basta fare un giro intorno a noi, Toscana o Umbria che sia. Doriano Simeoni