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Tiro al Piccione. Ma il Piccione è sempre il PD

“Tiro al piccione” è il titolo di un libro di Giose Romanelli che mi è venuto in mente leggendo alcune dichiarazioni di comitati, partiti, associazioni di Arezzo tutte segnate da un unico denominatore buttare la croce addosso al PD. I Democratici non saranno tutti stinchi di santo, però si sta davvero esagerando, è mai possibile che questo benedetto Partito non ne azzecchi una? Passi che sia il PDL a sparare a zero, è il mestiere dell’opposizione, quello che risulta insopportabile è che alleati di governo si comportino come i peggiori nemici. Dalle nomine nelle partecipate al referendum sull’acqua, dalle politiche sui rifiuti all’urbanistica si sono liberati, per dirla con Shakespeare, i mastini della guerra.

Penso che sia arrivato il momento di dire alcune cose perché non sempre è tutto oro quello che luccica. Primo punto la conflittualità permanente nel centrosinistra è dettata dalla assenza di un progetto comune. E’ vero, prima delle elezioni si firmano programmi, si fa un elenco di buone intenzioni ma alla fine di fronte alla dura realtà del governo, perché le cose vanno governate, tutto diventa carta straccia. Non vi è cattiveria in tutto questo, ci sono visoni diverse, parecchio diverse del mondo.

Quando un comitato proclama la necessità della disobbedienza civile di fronte alle bollette dell’acqua vuol dire che si è perso il senso della realtà; la disobbedienza civile la teorizzò Ghandi ma li si trattava dell’indipendenza dell’India. Come può un partito come il PD seguire questa strada? Non ci siamo. Così come non ci siamo quando, all’interno di una discussione seria come quella sulle nomine nelle partecipate, confronto che richiama nobili principi di trasparenza, democrazia, condivisione si intrecciano troppe aspettative personali. Convinzione rafforzata dal fatto che alcuni dei protagonisti del dibattito interpretano la politica come un giro di valzer, i partiti non sono più l’intellettuale collettivo di Gramsci ma un autobus della LFI da cui si sale e si scende a seconda delle necessità del momento.

Potrà il PD seguire questa strada? Non può farlo semplicemente perché il ruolo che gli hanno assegnato gli elettori è un ruolo diverso da quello dei movimenti. Un compito che si basa su di un programma e che deve tenere necessariamente conto della complessità della società. Un Partito che però si trova a fare i conti, anche ad Arezzo, con una debolezza congenita che non è solo organizzativa ma politica. Una debolezza figlia dell’ incertezza, ci sono troppe voci e troppi artisti in commedia, basta vedere quello che accade in alcune situazioni della nostra realtà aretina. Consigli Comunali (ovviamente a maggioranza PD) che votano per l’abolizione della province senza considerare quale sarebbe l’impatto sui livelli istituzionali, altri che dichiarano la necessità di ripubblicizzare l’acqua, infischiandosene delle conseguenze pratiche, altri ancora che approvano ordini del giorno contro elettrodotti e discariche fregandosene di quello che potrebbe significare tutto questo per l’economia e per le comunità. Tutti sposano l’onda ma alla fine la risacca torna indietro e rimangono solo i detriti.
IL SANSEVERO

Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

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Michele Lupetti

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