{rokbox title=| :: |}images/caos1/greeneconomy.jpg{/rokbox}
Dopo l’eolico il fotovoltaico, seconda vittima di una sorta di “guerra alle rinnovabili” che il Governo Berlusconi sembra voler portare avanti attraverso il decreto previsto in approvazione la prossima settimana. Con un tetto di impianti incentivabili fino al 2020 prossimo alla soglia che adesso si raggiunge nell’arco di appena un anno, il fotovoltaico finirebbe veramente per chiudere i battenti.
Le tante aziende nate in questi ultimi anni rischiano davvero di sparire, così come rischia di sparire chi fa ricerca nel settore. Un “fallimento” indotto che rischierebbe di mandare a casa 120 Mila lavoratori occupati direttamente o indirettamente nel settore, oltre 2mila dei quali in provincia di Arezzo dove esistono importanti eccellenze nel campo dell’economia ‘verde’. Secondo quanto previsto nelle bozze del decreto governativo si prevede un taglio del 30% degli incentivi per gli impianti oltre 5 MW e il divieto per la messa in opera del fotovoltaico a terra con potenza superiore a 1 MW. Come sicuramente saprete (l’abbiamo scritto più volte anche su questo giornale) negli ultimi dieci anni tutti noi abbiamo pagato bollette dell’energia elettrica maggiorate del 4% circa per finanziare le energie rinnovabili. Un sacrificio che ha di certo favorito l’occupazione, la ricerca e soprattutto ci ha fatto risparmiare sull’importazione del petrolio e del gas. Il settore, intanto, si è sviluppato e in un momento di grande crisi come questo ha quantomeno contribuito ad alleviare l’emergenza occupazionale. Certamente gli investimenti negli impianti delle energie rinnovabili hanno attratto grossi gruppi finanziari e forse anche qualche malavitoso, sottraendo (per assenza di adeguate regolamentazioni) fin troppo tererno fertile all’agricoltura. Le storture certo non sono mancate, ma indubbiamente le luci hanno superato le ombre. Quello che serve adesso non è certo troncare ogni speranza per un settore dell’economia che è (caso più unico che raro) in espansione, ma creare regole che ne favoriscano uno sviluppo equilibrato. La Regione Toscana in questo senso si è mossa, ponendo un freno e stabilendo dove e come si possono inastallare i pannelli fotovoltaici. Ma la regolamentazione regionale adesso rischia di rivelarsi superflua se sarà tutto il settore delle rinnovabili e la cosiddetta ‘Green Economy’ a ritrovarsi sepolta sotto un vero macigno. Auguriamoci che, come spesso accade in Italia, vi sia una levata di scudi (confortante, oggi, la presa di posizione di CNA) e si faccia dietrofront su una decisione che di fatto ci “condanna” a percorrere il nucleare come unica via per l’autosufficienza energetica e a risolvere il problema del rilancio economico e occupazionale andando a parare chissà dove.