Un euro per gli alberghi a 4 stelle, 80 centesimi per quelli a tre stelle e 50 per quelli a una o due stelle. Lo stesso per gli agriturismi, dove la stella è sostituita dalla spiga. Stabilito il regolamento con costi e modalità, il prossimo consiglio comunale deciderà quando farlo entrare in vigore, se a maggio o a giugno. E’ il risultato dell’ultimo tavolo di confronto tra comune e i soggetti interessati, che di fatto inserisce Chianciano Terme tra le località turistiche che hanno deciso di introdurre la tassa di soggiorno.
A stagione termale avviata e in una bufera di polemiche, il risultato che il comune ha portato a casa, dopo mesi di incontri/scontri che hanno contrapposto fra loro le stesse associazioni di categoria, è anche un nuovo riflettore puntato sulla crisi nera della cittadina e sulle strategie fino ad oggi discusse al tavolo della politica.
Balzello o opportunità? Le incertezze sulla natura degli obiettivi di una tassa sulle presenze, in un contesto come quello chiancianese in cui quelle che si registrano sono spesso attratte proprio dai bassi costi delle strutture ricettive, mostrano tutta la loro complessità. Il no della maggioranza dei cittadini, ma anche del Pdl e di Rifondazione Comunista, si allinea alle perplessità di Federalberghi che aveva anche suggerito lo slittamento della sua introduzione alla stagione 2013, in vista di scenari complessivi migliori, e a fronte di un’economia già compromessa e delicata proprio sul fronte della domanda che certo non ha i numeri di una città d’arte. Il si dell’amministrazione comunale, con il Pd in testa e l’Udc, e anche di Asshotel che ritiene come la tassa sia occasione di potenziamento dell’offerta turistica grazie all’aumento degli investimenti e alla loro concentrazione sulla qualità dei servizi offerti, è sostenuto dall’idea che i costi aggiuntivi sul soggiorno non compromettano la scelta del luogo in cui recarsi, che sono i turisti a pagare per i servizi a loro destinati, e che va soddisfatto l’urgente bisogno di sostenere eventi e manifestazioni, potenziare il sistema ricettivo, migliorare l’impatto della cittadina sull’utente delle cure, il turista, il congressista. E proprio la gestione/destinazione degli introiti, che dovrebbero aggirarsi sui 600.000 – 700.000 euro annui, sarà il prossimo terreno di scontro. Si pensa alla creazione di un “fondo” per i servizi, e alla concertazione di enti e associazioni in una sorta di tavolo permanente per l’immagine e per la ricettività che valuti e finanzi progetti, necessità, idee e opportunità, qualità. Montepulciano ha introdotto la tassa a febbraio, a Sarteano è in discussione, e in Val d’Orcia, dove al momento è stata adottata solo dal comune di San Quirico d’Orcia, un comitato di operatori di settore cominciano a dare battaglia contro la sua possibile introduzione. La distanza tra il si e il no alla tassa non si basa solo sulla consapevolezza della vocazione turistica del luogo in questione: arte, termalismo, luogo di passaggio. C’è la crisi economica generale, anche nel turismo. Da ricordare poi che a Chianciano il comune ha chiesto lo stato di crisi, le piscine termali non sono ancora completate, il calo delle presenze rispetto ad un anno fa è del 10 %, in 5 anni si sono persi 2 mila posti di lavoro e 150 attività, le parti politiche si scontrano anche sul senso unico sperimentale istituito nella piazza che un tempo fu la vetrina della “dolce vita” locale. E le previsioni per il 2012 non confortano.