C’è anche il pittore e scenografo sarteanese Giuseppe Ragazzini tra i fautori dell’evento televisivo di questa primavera, “Quello che (non) ho”, il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano in onda su la7 e che stasera chiuderà i battenti dopo aver incassato critiche e share apprezzabili. Le video-pitture che scandiscono l’avvicendarsi degli ospiti e i blocchi in scaletta sono firmate dall’artista 34enne, nato a Londra, ma che a Sarteano è cresciuto strutturando la cifra della sua espressione artistica: pittura, collage, video e la loro commistione nella tecnica dell’animazione pittorica.
La location del programma, l’archeologia industriale dell’Officina delle Grandi Riparazioni a Torino, è privata di sovrastrutture scenografiche: la scelta di Francesca Montinaro (che ha curato anche le scenografie di “Vieni via con me”) e le luci soft di Daniele Salvi, non fanno che dare pieno risalto alle animazioni di Ragazzini, alle quali è interamente affidato il compito di fare da filo conduttore tra i contenuti e i personaggi nelle tre puntate. Figlio del fotografo Enzo Ragazzini, Liceo Poliziano e poi laurea in filosofia della mente a Firenze, partecipa proprio durante gli anni dell’ università alle prime mostre collettive (la prima nel 1999), e si lega subito al teatro (qualcuno da queste parti se lo ricorda anche come attore): il Teatro Povero di Monticchiello, la collaborazione con il regista teatrale Carlo Pasquini e il Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, per il quale ha realizzato le illustrazioni per le locandine delle ultime tre stagioni, dedicate alla trilogia della Divina Commedia dantesca. Stretto anche il legame con il mondo della musica: nel 2003 è autore della performance live durante il concerto di Vinicio Capossela a “La casa 139”, a Milano, e suoi sono alcuni dei video clip di Avion Travel, Elisa, Paolo Conte, Gianna Nannini. Nel 2008 il suo corto animato “Per Acquas” vince il premio come miglior cortometraggio animato italiano al “Cortoons-International ShortAnimated Film Festival”. Nel 2009 Caterina Caselli gli affida le scenografie animate per il concerto-tributo a Nino Rota al Teatro degli Arcimboldi di Milano. Ma le sue “metamorfosi pittoriche” si affiancano all’attività di illustratore: celebri i suoi ritratti- collage, per “Repubblica” e “Le Monde”. Per una delle sue ultime personali, Fhilippe Daverio ha scritto: “Ha imparato dalla Dora Maar di Picasso che il naso va dove vuole lo scorrimento del pennello e dove spinge l’equilibrio surreale della forma finale. Ma sa, quanto lo sapeva il geniale spagnolo, e forse grazie a lui, che la realtà non è quella cosa banale che vediamo di primo acchito ma quella ben più complessa e mentale che elaboriamo”. L’arte della concretezza onirica.