Cortona è una città fortunata, brava però anche a cercarsi le fortune. L’ultimo di una lunga serie di “colpi” è quello di avere fissato una data col governatore della Toscana Enrico Rossi per la festa democratica a Camucia ritrovandoselo sul palco proprio in coincidenza con l’infuriare del dibattito sulla riorganizzazione delle province, che potrebbe portare all’unione di Arezzo con Siena e Grosseto. Ieri sera la serata, per dirlo in gergo giovanile, era a Camucia, con grande folla, clima incandescente e tanti esponenti del mondo politico aretino presenti.
Dopo l’intervento del Segretario Provinciale del PD Meacci, che ha ricordato l’importanza strategica per mille motivi del nostro territorio e che Arezzo avrebbe i numeri per stare da sola (la famosa soglia dei 350mila abitanti, superata coi dati attuali di Giugno 2012), Carlo Gabellini ha condotto l’intervista al Governatore ovviamente incentrata quasi totalmente sul tema-province.
Rossi ha ribadito in apertura il suo scetticismo verso la riforma del Governo, da lui considerata più che altro una “riformina”, che però stabilisce regole (utilizzando i dati del censimento 2001, quando Arezzo era un passo sotto la soglia deei 350mila) che sanciscono che la nostra non potrà più essere provincia a sè stante. A quel punto fra diversi mugugni, qualche fischio, qualche applauso e un cartello con scritto “Arezzo capoluogo” Rossi, che non è certo uno che le manda a dire, ha articolato la sua posizione.
Secondo Rossi Arezzo ha tutto il diritto di combattere la battaglia per restare provincia a sè stante nelle sedi dovute, cioè a Roma, facendo modificare i limiti stabiliti dal Governo che ci riservano un destino davvero beffardo. Nel contempo la Regione Toscana ha intenzione però di presentare una sua idea di riorganizzazione delle province, che verrà fuori dal lavoro di una commissione appositamente istituita con rappresentanti delle istituzioni locali. Lì, quindi, verrà decisa la nuova mappa della Toscana, ovviamente nel rispetto delle regole sancite dal Governo.
Se niente cambierà a Roma Arezzo finirà riunificata con Siena e Grosseto nella nuova logica delle macro-aree già applicata nella gestione dei servizi pubblici (trasporti, energia, gestione del ciclo dei rifiuti ecc) e il capoluogo della nuova “provinciona” sarà probabilmente Siena, anche se la cosa dovrà essere decisa dalla commissione, cioè “tutti insieme”
Nel complesso Rossi ha ribadito di essere convinto dell’utilità di un nuovo modello che preveda una riorganizzazione in macro-aree (“L’Unione è meglio di una Provincina”, ha detto)
La posizione di Rossi è quindi chiara e davvero c’è poco da dire. Lui la pensa così, e utilizza una logica che si può condividere o non condividere, ma sta in piedi. Quindi c’è poco da sperare che cambi idea.
Il problema, adesso, è tutto della classe dirigente locale che dovrà cercare di salvare Arezzo passando per Roma.
In questa situazione c’è però uno strano fenomeno che sembra coinvolgere l’opinione pubblica. Fino a non troppo tempo fa i difensori delle province erano molto pochi e molti erano quelli che ne auspicavano addirittura la totale cancellazione poichè “enti inutili“. Adesso, improvvisamente, la salvezza della provincia di Arezzo diventa un’esigenza sentita da tanti, e la partecipazione e il clima di ieri sera ne sono la conferma.
Insomma: ora si chiede ai nostri politici di salvare quello che prima si voleva cancellare.
A cosa dobbiamo tutta questa repentina riabilitazione della provincia? Com’è che adesso è tornata a essere un ente utile?