di Fabio Comanducci
E’ probabile che la unicità del periodo che stiamo vivendo, verrà compresa da tutti noi solo quando tutto ciò sarà finito. Certo, chi lavora in prima fila si rende conto della drammaticità delle conseguenze del covid-19: i morti trasportati con camion dell’esercito in luoghi ai più sconosciuti, senza poter avere l’ultimo saluto dai congiunti e amici, ambienti ospedalieri pieni di strani macchinari con esseri umani privati di ogni identità personale, accomunati dalla stessa speranza di guarigione, per alcuni la stessa sorte di morte.
Io, come moltissimi altri non colpiti direttamente dal virus, viviamo una realtà soffusa, ovattata tra le mura domestiche, come quando la nostra terra è colpita da una tempesta di neve e ghiaccio: lo stesso silenzio, nessun rumore di auto o di altri mezzi, nessuna voce se non quella degli uccellini in cerca di cibo e noi chiusi in casa, al tepore del fuoco e del calore familiare.
Fortunatamente siamo collegati al resto del mondo grazie alle tecnologie virtuali che vanno dalle classiche quali il telefono, televisione e radio, alle più sofisticate, almeno per me, che si concretizzano nei gruppi in audio visione di WhatsApp o Skype, oltre che gli scontati social.
Ma la realtà vera, quella non mediata dall’informatica, la vediamo solo dalla finestra o dal giardino.
Ed ecco che se ci affacciamo da una finestra in Rugapiana, vediamo i palazzi e i negozi sempre al loro posto, ma chiusi, serrati contro un nemico invisibile che fa paura, che uccide. La via che fino a pochi mesi fa era ricca di persone intente a condividere la propria esistenza con altri, con negozi, bar e ristoranti nascosti nei vicoli adiacenti alla ruga pronti ad accogliere i clienti, spesso turisti di passaggio o stanziali, la stessa via ora è vuota con l’unica insegna accesa, quella della farmacia Lucente. Lo stesso per le altre vie e piazze del centro storico e delle frazioni … ora non è più il tempo della distinzione tra la “troppa” movida di Cortona e il “deserto” delle frazioni principali, prime fra tutte Camucia, definita da tutti il “dormitorio” del comune di Cortona. Ora “dormitorio” è diventato tutto il comune, vietato uscire e comunicare con gli altri viso a viso, vietato girare con l’auto se non abbiamo una destinazione e motivazione prevista dai decreti delle autorità nazionali, regionali e comunali. Tutto ciò lo dobbiamo rispettare per salvaguardare noi stessi, ma soprattutto le categorie a rischio, dobbiamo restare a casa, togliere all’ambiente che ci circonda la presenza, spesso scomoda e ingombrante dell’essere umano.
Ma la natura va avanti da sola, come se niente fosse, a significare che l’uomo fa parte della natura, ma non ne è il padrone assoluto. Può cercare di modellare il territorio con costruzioni e coltivazioni, può trasformare le materie prime in prodotti finiti per garantire il proprio benessere, può inventare tecnologie utili per prolungare e migliorare la qualità della vita, ma tutto ciò non come padrone assoluto del mondo, ma da coinquilino, oltretutto in locazione, che dovrebbe corrispondere alla natura, al pianeta, un canone di affitto periodico che si concretizza in rispetto per le risorse naturali della Terra, nello sforzo di non rompere l’equilibrio ecologico dell’ambiente, nella cura del territorio, dei fiumi, dei laghi, dei monti e dei mari, oltre che di tutti gli altri essere viventi animali o vegetali.
E’ stato sufficiente un microorganismo sconosciuto ma pienamente naturale come covid-19 per far sparire l’uomo dalla faccia della terra, come un topolino che, alla vista del gatto affamato, si rinchiude nella sua piccola tana in attesa di tempi migliori.
Mi auguro vivamente che questi mesi di clausura forzata ma dovuta ci insegni qualcosa, che serva a tutti noi per riflettere sul nostro esistere, sulla validità delle priorità che fino a ieri seguivamo per spendere il nostro tempo, soprattutto sulla caducità della vita verso la quale l’uomo, facendo parte della natura che prevede per tutti gli esseri viventi un inizio ed una fine, deve avere un atteggiamento di consapevolezza e di capacità di gestione del tempo, quel tempo che sembra oggi non passare mai, quel tempo che manca per poter riprenderci la nostra vita, per tornare protagonisti del mondo, con un atteggiamento nuovo però, un atteggiamento di rispetto e attenzione verso tutto ciò che ci è stato imprestato e che, alla fine della nostra vita, dovremo restituire in qualità e quantità maggiore di quanto abbiamo ricevuto.
A presto rivederci per le nostre strade e città.
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