L’unica novità è un nuovo calendario di incontri: il prossimo, previsto per i primi di gennaio, sarà tra l’assessore regionale Gianfranco Simoncini e la proprietà dell’immobile affittato fino ad oggi da Irc alla Rdb, per verificare l’intenzione o meno di rilanciare la produzione nello stabilimento, nello scenario di un possibile passaggio ad altre imprese interessate ad acquistare e quindi riattivare produzione e forza lavoro, percorso già attivato da provincia e comune.
E l’ultima manifestazione di solidarietà, la messa celebrata stamattina dal vescovo mons. Rodolfo Cetoloni al presidio di fronte allo stabilimento, che dal 10 ottobre vede tutti e 70 i cassaintegrati impegnati in un braccio di ferro contro la decisione della proprietà di chiudere il sito produttivo poliziano, insieme a quelli di Osio Sopra (Bergamo), Lomello (Pavia), Lomagna (Lecco), Villafranca di Verona (Verona), Occimiano (Alessandria) e Bitetto (Bari).
Il motivo è un nuovo piano industriale che prevede sia un ridimensionamento della struttura societaria, sia il taglio complessivo di 600 posti di lavoro. Colosso della produzione di prefabbricati per l’edilizia, la Rdb conta su tutto il territorio nazionale 14 stabilimenti. A Montepulciano la cassa integrazione per gli esuberi è arrivata in estate, ma l’attenzione sul caso è scoppiata solo con la mobilitazione diretta di chi ha perso il posto di lavoro, lanciando questa vertenza all’attenzione delle cronache nazionali. Ogni giorno, esclusi una decina di lavoratori che devono ultimare le commesse, cinque operai a turno ( 13 turni da 8 ore), si danno il cambio, anche per evitare che vengano portate via le attrezzature e i macchinari, già sottoposti a pignoramento dal tribunale per il mancato pagamento degli affitti dello stabilimento da parte della Rdb. In tre mesi di presidio, logisticamente supportato anche da molti cittadini che hanno donato viveri, roulotte e una tensostruttura, politici, istituzioni e associazioni hanno manifestato la propria solidarietà e messo a disposizione il proprio impegno, come la presentazione di interrogazione al ministro Passera e il fine lavoro di favorire i contatti per l’acquisto dello stablimento. Lo scorso 21 dicembre a Roma sindacati e istituzioni locali hanno strappato al delegato ministeriale la promessa di agevolare eventuali acquirenti. Il 22 la Regione Toscana ha si è impegnata a tutelare il mantenimento del sito poliziano. Il giorno dopo, il 23, il gruppo Alias e le banche creditrici sono diventati il nuovo socio di maggioranza dell’azienda (col 75% delle quote), in base al discusso e discutibile piano industriale di rilancio, ma ha confermato la chiusura del sito di Montepulciano. Il male all’origine, dicono sindacati e operai, è quella tendenza che accomuna molti colossi oggi in difficoltà: il meccanismo del rilevamento delle aziende ” bollite” e la quotazione in borsa. In queste ore, con una nota l’assessore provinciale Scarpelli ha ribadito il pieno sostegno alle trattative avviate per la vendita del sito. “Nelle prossime settimane” – ha detto – “sono previsti due incontri con la Regione e con il Ministero per lo sviluppo economico e in queste sedi speriamo di ottenere ulteriori informazioni sul futuro dello stabilimento di Montepulciano”. Al presidio, quelli che saranno di turno domani sera, stapperanno lo spumante in roulotte.
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