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Progetto di impianto a biogas a Ferretto (Cortona): i dettagli

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Un impianto a biogas in località Ferretto (Cortona)? Il progetto c’è e la richiesta di autorizzazione è stata depositata da circa un mese. Per saperne di più su questo impianto abbiamo inviato alcune domande allo Studio Agriverde di Cortona che ha collaborato alla redazione del progetto. Ringraziamo i tecnici per la disponibilità e le dettagliatissime risposte fornite, che saranno sicuramente molto utili a chi ci legge per farsi un’idea.

 

 

Come funziona questo impianto? Ci sono eventuali inconvenienti ambientali che possono danneggiare i cittadini? Come pensa eventualmente di abbatterli

Il progetto di cui abbiamo depositato la richiesta autorizzativa è un impianto di microgenerazione a biogas della potenza di 1 mWe. Il biogas viene prodotto dalla fermentazione in assenza di ossigeno, di biomasse agricole costituite da insilati di mais, sorgo e triticale e reflui zootecnici, in particolare liquami suini e pollina. Pertanto non verranno bruciate biomasse tal quali, ma il metano prodotto dalla loro fermentazione. L’impianto nasce esclusivamente per produrre biogas e non potrà bruciare altri combustibili. Tutte le matrici utilizzate saranno di produzione locale, provenendo da aree poste a distanze di gran lunga inferiori rispetto al limite di 70 km previsto per la filiera corta. Queste matrici verranno immesse e mescolate nel cosiddetto digestore, una sorta di pentolone a chiusura ermetica o meglio ancora ad un grande stomaco, dove subiranno un vero e proprio processo di digestione ad opera della flora microbica naturalmente presente nei substrati, durante il quale si sviluppa il biogas. E’ importante che il processo avvenga in assenza di ossigeno, per cui il digestore non dovrà consentire alcuna fuoriuscita. Verranno utilizzate esclusivamente prodotti e sottoprodotti di origine agricola. I prodotti finali del processo saranno il biogas e il digestato. Il biogas prodotto, costituito da una miscela di vari gas, in prevalenza metano, verrà inviato per la combustione ad una cogeneratore con produzione di energia elettrica (che verrà ceduta alla rete pubblica) e termica che verrà utilizzata per l’essiccazione di foraggi e, in una fase successiva, per il riscaldamento/raffrescamento di un allevamento avicolo e di serre in adiacenza dell’impianto. Il digestato è il substrato residuo delle biomasse che hanno subito il processo di fermentazione anaerobica. Questo costituisce una matrice organica stabilizzata, igienizzata e pulita, di elevato valore agronomico che ne rende indicato l’uso come fertilizzante e ammendante in alternativa ai tradizionali concimi chimici. La realizzazione di impianti a biogas contribuisce in maniera sostanziale all’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili “pulite”, riducendo in questo modo la produzione di energia da combustibili fossili, che come noto è caratterizzata da un’alta emissione di gas – serra. La produzione di energia in un impianto di biogas prodotto da digestione anaerobica di biomasse agricole, è un processo a bilancio zero di CO2, in quanto la quantità di anidride carbonica emessa dalla combustione del biogas è pari all’anidride carbonica assorbita dalle biomasse agricole, durante il loro accrescimento, attraverso il processo di fotosintesi. Tutto ciò rappresenta una risposta importante alle istanze ambientalistiche e in particolar modo al Protocollo di Kyoto che prescrive per il periodo 2008 – 2012 una riduzione delle emissioni annue di gas serra del 5,2% rispetto ai valori del 1990. Secondo i valori riportati in letteratura, per ogni kWh di energia prodotta da fonti tradizionali si producono 0,575 kg di CO2, mentre per la produzione di energia da biogas la produzione di CO2 è nulla se si esclude la CO2 derivante dall’attività di coltivazione delle biomasse e per la costruzione dell’impianto.La produzione e vendita di energia prodotta da un impianto a biogas da materia prima agricola costituisce pertanto un concreto esempio di attività economica “sostenibile”, capace di apportare notevoli benefici all’azienda agricola, al territorio dove questa insiste e all’ambiente nel suo complesso.In merito agli inconvenienti ambientali che possono danneggiare i cittadini, questi sono poco significativi.Dal punto di vista delle emissioni inquinanti, che costituiscono una delle principali preoccupazioni per i residenti, è bene sottolineare che negli impianti a biogas non si bruciano biomasse, ma il gas prodotto dalla fermentazione delle biomasse. Pertanto, la combustione del biogas presenta tutti i vantaggi tipici del gas metano rispetto agli altri combustibili fossili.In merito alla emissioni odorigene, sia il digestore che la vasca di stoccaggio del digestato, sono a chiusura ermetica. Inoltre è stata prevista una prevasca chiusa, dove verrà pompato il liquame direttamente dall’autobotte. Anche nella fase di spandimento del digestato, essendo pressoché inodore, si ha un significativo miglioramento rispetto alla distribuzione dei reflui tal quali. Per quando riguarda la diffusione di rumori, il locale dove verrà alloggiato il cogeneratore è insonorizzato.In fase di gestione si determinerà un traffico veicolare medio di 2,5 autotreni giorno comprensivo del trasporto delle biomasse, del digestato e dell’attività di essiccazione di foraggio. Non si produrrà pertanto un significativo incremento del traffico rispetto alla attuale gestione agricola, che necessità comunque dei trasporti.Per tutti gli aspetti sopra esposti, sono state redatte specifiche relazioni accompagnate da elaborati di progetto. Infine si sottolinea che il sito prescelto risulta isolato, non essendo presenti abitazioni nel raggio di quattrocento metri.

 

 

Un impianto che trasforma le deiezioni zootecniche in Biogas: da una spesa ad una risorsa per gli allevatori e per l’ambiente?
La gestione dei reflui zootecnici e in particolare dei liquami provenienti da allevamenti suinicoli, genera notevoli problematiche di sostenibilità ambientale e di disturbo alle popolazioni residenti a causa delle forti emissioni odorigene. L’impatto dei reflui zootecnici sull’ambiente deriva non tanto dalle loro caratteristiche chimiche, quanto dalla modalità di smaltimento e riutilizzo agronomico. L’utilizzazione dei reflui in impianti di produzione di biogas per digestione anaerobica, può contribuire al mantenimento o al ripristino di un corretto rapporto zootecnia-ambiente, principalmente attraverso la valorizzazione energetica dei liquami prodotti e, secondariamente, con il controllo delle emissioni maleodoranti e con la stabilizzazione dei reflui zootecnici. Al termine del processo di digestione anaerobica si ottiene, infatti, un sottoprodotto stabilizzato e igienizzato – “digestato” – che può trovare un interessante riutilizzo agronomico tal quale o come compost. Distribuire sui terreni agricoli il digestato invece che i reflui zootecnici tal quali, presenta numerosi aspetti favorevoli:- riduzione dell’emissione di gas serra e di metano per la maggior stabilizzazione del digestato;- riduzione dell’impatto odorigeno rispetto ai reflui in entrata, dovuto ad una sostanziale diminuzione delle emissioni di ammoniaca ed alla presenza di sostanza organica fortemente stabilizzata;- riduzione dell’uso dei concimi di sintesi e miglioramento delle caratteristiche chimico-fisiche del suolo;- distribuendo il digestato negli stessi terreni da dove sono state prelevate le biomasse, si garantisce il reintegro degli elementi della fertilità asportati con le colture agrarie, instaurando un ciclo virtuoso che permette un considerevole risparmio di imput chimici;- da parte sua, l’azienda zootecnica migliora il proprio conto economico in quanto lo smaltimento dei reflui ha un costo che può incidere considerevolmente su quello finale della carne e tale onere è determinato soprattutto dalle spese di trasporto, che tende ad aumentare al crescere della distanza tra la stalla e i luoghi di spargimento.
Per entrare più nello specifico, l’impianto in progetto assorbirà annualmente 5.500 tonnellate di liquame suino e 1.800 tonnellate di pollina che al momento vengono distribuite su circa 300 ettari di terreni agricoli, con notevoli problematiche connesse all’impatto odorigeno e all’impatto nel bacino di pertinenza.

 

 

Per gli allevatori che conferiranno i liquami prodotti nei loro allevamenti nel nascente impianto si potranno rivedere i parametri “peso vivo dei capi allevati-superficie del terreno” previsti dalla direttiva sui nitrati (da 340 a 170 Chiligrammi)?
Il trattamento anaerobico non riduce significamene il carico di azoto dei reflui zootecnici. Per la distribuzione del digestato si dovrà fare riferimento agli stessi limiti previsti dalla direttiva sui nitrati. Ci si augura in realtà al più presto una normativa che distingua il digestato da un refluo zootecnico, valorizzandone le qualità agronomiche.

 

 

La documentazione è stata presentata presso la Provincia di Arezzo, qual è l’iter che la pratica deve seguire? Quali sono i tempi previsti per la realizzazione? Prevede particolari iniziative per coinvolgere i cittadini nella conoscenza e nella realizzazione del progetto? 
Ci teniamo a sottolineare che l’iter autorizzativo per gli impianti fino a 1 mW elettrico prevede l’inoltro di una semplice DIA (Dichiarazione di Inizio di Attività). Ciononostante abbiamo optato volontariamente per il procedimento di Autorizzazione Unica Provinciale, avendo depositato in data 21 dicembre 2010 la richiesta alla Provincia di Arezzo, Area Territorio e Ambiente. Chiunque può accedere agli atti e inoltrare osservazioni in merito.Copia completa della documentazione è stata depositata oltre che alla Provincia di Arezzo, al Comune di Cortona, all’Azienda USL, l’ARPAT, i Vigili del Fuoco, l’ENEL, il Ministero Sviluppo Economico e altri enti. La Provincia di Arezzo, entro un mese dal deposito, comunica la data di convocazione della Conferenza dei Servizi a cui partecipano tutti gli enti coinvolti. In sede di Conferenza dei Servizi ciascun ente potrà chiedere integrazioni. Nel caso verrà convocata una nuova Conferenza sino all’ottenimento della autorizzazione o al diniego autorizzativo che concluderanno il procedimento. E’ nostra intenzione proporre una presentazione pubblica del progetto per dare chiarimenti a chiunque lo desideri e garantire a tutti i residenti una corretta ed esauriente informazione.

Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

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