La notizia è di quelle che regalano un sorriso e rendono orgogliosi chi conosce il protagonista di una vicenda a lieto fine. Iacopo Maccioni, nota figura della comunità lucignanese, conquista con pieno merito un risultato di assoluto prestigio. E’ infatti il vincitore del Premio Letterario Nazionale “Il Giovane Holden”, uno dei più importanti appuntamenti della scena culturale italiana. Si tratta di un traguardo che Maccioni ha raggiunto in virtù di un talento indiscutibile, di una straordinaria capacità di sintesi, di una innata forza espressiva che ne fa indubbiamente un protagonista di primo piano nel complesso mondo letterario.
Potremmo dire, in sostanza, che il premio “Il Giovane Holden” punta a promuovere testi che siano il frutto di un percorso artistico complesso ed articolato, di una ricerca costante delle ragioni di fondo della stessa esistenza, rifuggendo quindi dalla scontata affermazione di forme “modaiole” o di logiche legate ad interessi di basso profilo, in qualche modo ispirati dalla stessa industria editoriale.
Il successo di Iacopo Maccioni risulta ancor più esaltante se si pensa che la selezione delle opere in concorso ha visto ai nastri di partenza ben 1500 autori. Aggiungiamo inoltre che il primo premio, sezione romanzo inedito, il più ambito, consistente in una targa personalizzata e nella proposta di un contratto di edizione con la casa editrice Giovane Holden è stato attribuito, nel corso di una cerimonia presso l’Hotel Esplanade di Viareggio sabato 23 settembre, a Jacopo Maccioni. L’opera presentata ha il titolo provvisorio di “Occhi di marrone”. L’autore non è nuovo a questo genere di exploit; ricordiamo che è stato finalista, nella sezione editi, un suo precedente lavoro “Onirismi”, pubblicato nel 2013 da Europa Edizioni.
Il romanzo è ambientato a Terezíín, la città dell’illusione, che accoglie nella prima metà degli anni quaranta del secolo breve, insieme a vecchi politici e pluridecorati militari, molti degli intellettuali dell’Europa occupata dal Terzo Reich che non potevano, per ovvie ragioni, scomparire tutti contemporaneamente agli occhi del mondo. Elemento comune l’essere ebrei. In quest’ambiente, tra persone reali che aspettano un trasferimento a Est e avvenimenti documentati da testimonianze, s’intrecciano le storie di vita di personaggi verosimili. Tra questi i due protagonisti: Tsvi e Dvora.
Il romanzo ha una sua straordinaria forza evocativa, un ritmo incalzante che affascina e coinvolge il lettore.
E’ dunque un’opera che – indipendentemente dal lusinghiero successo conseguito – conferma la notevole cifra artistica del suo autore, capace come pochi di scavare nei segreti dell’animo umano attraverso una indagine continua carica di suggestioni.
E’ sufficiente a questo proposito citare la motivazione della Commissione che ha decretato la conquista del primo premio al lavoro di Iacopo Maccioni per apprezzarne compiutamente l’alto valore poetico e letterario: “La vicenda è ambientata a Terezín- Theresiensthadt nel periodo più oscuro della nostra storia recente. Come il tessuto cicatriziale si raduna attorno a una ferita profonda per ripristinare la funzionalità dell’organismo che l’ha subita, la vita nel ghetto/campo di concentramento punta a riorganizzarsi in attività che riecheggiano il quotidiano, che nutrono l’animo, l’equilibrio interiore, la speranza. Colpisce e commuove la resistenza all’orrore praticata con dignità e decoro dai protagonisti, descritti con un garbo che non manca di donare loro profondità: la musica è ciò che unisce tutti i personaggi del romanzo, che sostiene il loro cammino. Pare di sentirla, questa musica, mentre punteggia una narrazione che procede spedita, più ricca di poesia che di lirismi”.
Lucignano dunque rende onore a Iacopo Maccioni, narratore raffinato e straordinario interprete della natura umana in tutti i suoi molteplici aspetti, che certifica oggi l’eccellenza del suo fecondo percorso artistico.
Guido Perugini
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