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Il Pievano e San Vincenzo

Se c’e’ una festa Patronale a Castiglion Fiorentino cui sono particolarmente legato, se non direi obbligato, questa e’ la festa di San Vincenzo Ferrer patrono della Pieve di Chio. a Castiglion Fiorentino.

Ed i motivi sono naturali, logici e chiari per chi mi conosce.

In primis

Essendo Ego professium et studiorum ingegnere,

non posso che essere riverente a questo Santo del Grande Ordine Mendicante dei Predicatori di San Domenico

patrono di tutti i costruttori di case per un eclatante miracolo in cui “ fermò ” la morte di un muratore.

In secundum

Ritenendomi, per documentata fede chianina, un esperto praticante di orti e campi

non posso che rispettare chi esortato interrompe siccitta’ e ferma alluvioni

come San Vincenzo ha fatto per i contadini spagnoli

In tertium

Nato io in Valiano di Montepulciano, citta’ e contado sotto la protezione della Gran Santa Agnese Segni dell’Ordine Domenicano, non posso che essere culturalmente e fideisticamente attento allo storia di questo Grande Ordine Mendicante.

In quartum

La festa di San Vincenzo alla Pieve di Chio e’ una festa, tra le poche,

in cui, da quando e’ stato insediato Pievano Don Alessandro Bivignani,

vengono rispettate e mantenute, nella forma e nel rituale, tutte le tradizioni delle feste patronali delle parrocchie di campagna.

Infatti ben poche sono le feste oggi che iniziano la sera prima con l’accensione dei fuochi in onore del Patrono; ma questo alla Pieve avviene con un gran foco di fascine che illumina e segnala,con le alte fiamme a tutta la valle l’avvento della festa al pari, come ha spiegato il Pievano Alessandro, di quanto avviene per la vigilia della Pasqua in cui la veglia inizia con l’accensione del fuoco.

Il foco c’e’ stato ed e’ stato

“PROPRIO UN BEL FOCO”

come ha commentato soddisfatto il Pievano nel pieno dello scintillamento dell’apocalittico falò.

Nel giorno della messa mattutina, per antica tradizione dei Santi protettori delle campagne, si e’ proceduto, alla benedizione delle croci e delle frasche portate dai contadini hanno e che gli stessi metteranno nei campi ed orti entro il 3 maggio per protezione ed auspicio di buoni raccolti.

In questi tempi secolarizzati, dove nei campi si e’ perso persino il rispetto per il calendario lunario e si ha nel contempo fede solo in indefiniti concimi inodori e le piu’ artificiali sementi,

questo remoto richiamo alla fiducia della fede nei santi

ed alle tradizioni che si vanno perdendo ritengo sia opportuno, auspicabile e soprattutto da estendere,

anche a costo di editto vescovile,

a tutte le parrocchie di campagna per gli evidenti riflessi educativi e l’enormita’ simbolica che rappresenta.

Nel pomeriggio domenicale la messa solenne ha visto la predicazione del

Chierico Secolare Mons. Giovanni Zanchi

che nell’abbondante ora di orazione ha fatto una efficace dissertazione sul senso dei miracoli e sulla figura del Santo Predicatore in quel tempo probabilmente il piu’ illustre “Domini-Canes” nel senso figurativo di come, nel superbo Cappellone degli Spagnoli in Santa Maria Novella a Firenze, in un celebre affresco, il Bonaiuti abbia raffigurato i componenti di questo ordine di predicatori autentici come cani da caccia delle eresie e menzogne teologiche.

E la storiografia di San Vincenzo non si distacca certamente da tale definizione.

Avendo ben presente la predica fatta due anni addietro in tale chiesa dal severo e dotto domenicano Frà Giovanni Serrotti devo dire che il Secolare Mons. Zanchi si e’ ben comportato come sermoniante considerando che e’ riuscito con la sua serena voce a trattare temi che hanno catturato l’attenzione continua dei fedeli.

E soprattutto, leggendo una lettera di San Vincenzo al suo superiore, in cui esso constatava l’inadeguatezza del Clero Secolare dell’epoca, e di fatto esaltava la superiorita’ ed evangelizzante dei componenti dell’Ordine Domenicano, Mons. Zanchi si e’ inchinato anch’esso con reverenza alle capacita’ teologiche e di predicazione di un Ordine i cui componenti storicamente si pongono sopra il Clero Secolare per formazione ed esempio.

Su tale predica devo pero’ rilevare,

essendo il sottoscritto attento conoscitore di questo Ordine Mendicante che vorrei ricordare

ha visto tra le sue fila grandi ed eccelsi

filosofi, teologi, giudici inquisitori, consiglieri politici, predicatori, artisti

tra cui non mi esimio di citare ai lettori estranei a questi argomenti

Fra’ Tommaso D’Aquino, Fra’ Giordano Bruno, Santa Caterina Benincasa, Fra’ Tommaso Campanella, Santa Agnese Segni, Fra’ Girolamo Savonarola. Frà Beato Angelico

e lo stesso San Vincenzo che per i suoi infuocati sermoni era conosciuto come “L’Angelo dell’Apocalisse”

che secondo il mio parere

il merito piu’ grande che ha avuto Frà Vincenzo Ferrer per meritarsi la beatificazione

e’ stato per aver contribuito a risolvere diplomaticamente

lo Scisma Occidentale.

E questo ha contribuito, probabilmente piu’ dei suoi tanti miracoli, tra cui quello del muratore sospeso che probabilmente come ricostruzione scenografica dell’evento va’ interpretato e riportato nella storicizzazione temporale come svolgimento.

Concetto questo su cui anche lo storico castiglionese Dott. Antongilio Banelli, tra l’altro autore del servizio fotografico, si e’ trovato d’accordo dopo un accesso, corposo ed erudito dibattito con il sottoscritto.

LA FESTA

si e’ poi conclusa, come in uso nelle benedette parrocchie di campagna,

con una conviviale merenda )di cui riporto una realistica fotografia che ben descrive la partecipazione) e dove

I generosi parrocchiani niente hanno fatto mancare

Tutto e’ stato bevuto, mangiato e finito

E solo le offerte son rimaste.

Maurizio Menchetti

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Maurizio Menchetti

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