{rokbox title=| Marco Gattafoni :: |}images/marcogattafoni2.jpg{/rokbox}Sul dibattito sul PD cresciuto in queste ore anche grazie alla concomitanza, con accenni di rivalità, fra assemblee fiorentine (i cosiddetti ‘rottamatori’) e romane (i segretari di tutti i circoli convocati da Bersani) ospitiamo questo articolo dell’amico Marco Gattafoni, militante PD di Porto San Giorgio, nella Marche, che ringraziamo per il suo contributo.
Non conosco abbastanza Matteo Renzi per poterne tessere le lodi a cuor leggero. Conosco piuttosto bene Pippo Civati, però, del quale apprezzo temi, costanza e coerenza del discorso politico. A seguire ogni battuta via streaming non c’è dubbio: sono due ottimi intrattenitori.
Posseggono entrambi quella allure che ci fa superare di slancio i dubbi sulla loro ambizione. E poi penso: cosa c’è di male nell’ambizione quando non scade nella distruzione, nell’incoerenza, nella bassezza, nei comportamenti poco etici? Non abbiano paura i cari compagni del direttivo del circolo Pd del mio comune (Porto San Giorgio, provincia di Fermo), non è rottamazione di chi ha vinto legittimamente il congresso, non è demolizione dell’operato della segreteria e del Pd tutto a fini personali. E’ piuttosto una riunione molto sentita, propositiva e piena di ideali a supporto del partito! E non si tratta in alcun modo di nuove generazioni vs status quo, ma -ad esempio- di un discorso serio sulle deroghe alle regole dello statuto riguardo il numero di legislature in Parlamento.
Queste regole che ci siamo dati tre anni fa prevedono un massimo di tre legislature o una chiara motivazione per deroghe a questa norma per un massimo del 10% di tutti gli eletti in Parlamento. Purtroppo attualmente le deroghe hanno sforato il 25%, peraltro senza che sia stata addotta alcuna motivazione.
Non temiate che qualcuno metterà in discussione qualcun altro per ragioni anagrafiche. In gioco non c’è l’età dei politici, ma le buone pratiche per le candidature locali, per limitare al massimo i giochini con le tessere.
Non è l’età, ma è far vedere all’esterno, anche a costo che a Bersani possano girare le scatole, che una bella fetta del partito, anche già molto strutturata, è molto propositiva e decisamente favorevole ad alleanze naturali fondate sui valori, modalità che molti di noi pensano ci avvicinerebbero, e di molto, alla base.
Il partito non è un casermone immobile che lascia ragionare solo la segreteria, un gruppo molto ristretto di persone che finora ci ha relegato a risultati mediocri (il 24%!). Il modello verticistico di segreteria non solo non funziona, ma è concettualmente perdente. Il mondo, l’Italia sono molto più complessi di quanto possa soltanto immaginare il politburo ufficiale.
Non possiamo più permetterci di continuare a frustrare le ambizioni delle intelligenze dalle competenze eccellenti che chiedono solo di essere usate, di non essere messe da parte per “cause di forza maggiore”.
E’ l’idea del dover “aspettare il proprio turno” che è marcia, è il decidere chi vada bene o no per l’agone politico sulla scorta delle presunta forza che avrebbe sul territorio che è odiosa, è il non proteggere le risorse di punta da votazioni minate dai giochi delle tessere che ora è inammissibile.
Personalmente sogno un partito, una democrazia interna al partito che costringa gli iscritti a votare solo dopo aver assistito al dibattito fra i candidati. E, guarda tu, perfino che le nomine politiche per enti e partecipate siano decise con maggioranze bulgare e motivazioni pubbliche oppure fatte scegliere alla base degli iscritti.
A Bersani chiedo di andare a Firenze ad abbracciare i suoi figli più irrequieti e volenterosi.
Si apra alla novità, ai diritti, alla chiarezza di intenti e valori.
Ci regali l’adesione totale ai valori di quei milioni di elettori che alle scorse elezioni hanno abbandonato il partito democratico a causa del suo cerchiobottismo.
Vedrà che balzo in avanti nei sondaggi!
Esiste anche il Pd che ha perso il congresso e che non è d’accordo con la linea attuale e con la china di sopravvivenza che a volte sembra aver preso chi ha le redini del partito. E non pensi che anche chi lo ha votato non sia almeno parzialmente deluso.
Come ha sostenuto qualche ora fa Francesca Fornario dal palco di Prossima fermata: Italia: “Come fa a conquistare dei voti un partito che non suscita l’entusiasmo nei suoi elettori? Riprendiamo i temi che sono cari ai nostri elettori!”
Bersani ricordi agli italiani che la distanza fra la linea della segreteria e quella ampiamente diffusa degli scontenti è minima.
Io lo so.
Il nostro segretario non sprechi questa occasione. Faccia un favore all’Italia e lo dica forte a Firenze domani.
Ci saranno almeno 4500 persone ad ascoltarlo dal vivo e almeno 20000 in streaming.
Cifre di tutto rispetto che porteranno in dote una eco mediatica potenzialmente dirimente.
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