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Notte a Teatro, la musica che fa (bene)

Venerdì scorso si è svolta al Teatro Signorelli la decima edizione di Notte a Teatro, rassegna delle doti artistiche degli allievi (presenti e passati) dell’Istituto Superiore “Luca Signorelli” di Cortona. Si sono esibiti cantanti e ballerini…

A scriverlo così, questo articolo parrebbe il solito comunicato stampa su eventi affini: grande presenza del pubblico, grazie Preside, che bravi quelli lì, applausi, sipario. Ma l’evento organizzato dal professor Scaramucci è molto di più, e ci vede costretti a tirare in ballo il concetto di scuola, Gioacchino Rossini, la vita, l’universo e tutto quanto (cit.).

Andiamo per gradi. L’Italia è il paese del belcanto. Dopo mafia e pizza, le parole italiane più conosciute – sulla base di statistiche assolutamente non verificate che noi Irons abbiamo ricavato dai fondi di caffè – sono quelle legate alla musica. Le note le abbiamo inventate noi – anzi, per dirla tutta, un aretino (Arezzo pride, yo!), tal monaco Guido. L’opera più rappresentata al mondo è la Traviata, e “amami Alfredo” la conoscono tutti nel mondo. Con queste premesse, uno dovrebbe pensare che in Italia l’educazione musicale sia un caposaldo dei programmi in tutti gli ordini e gradi scolastici. Nossignore, non lo è.

Esclusi i Licei musicali e coreutici, gli altri Istituti d’istruzione secondaria sono praticamente privi di insegnamenti di questo tipo, proprio nel paese di Rossini e Verdi (e Puccini, eccetera eccetera). Una desertificazione intellettuale che grida vendetta. Mettere la musica (intesa in tutti i sensi, balletto compreso) al centro dei curricula formativi rappresenta un dovere non solo in quanto parte consistente della nostra tradizione culturale. Un altro motivo è quello sociale-formativo. Suonare o ballare, specialmente in gruppo, aiuta la crescita dei ragazzi, perché possono esprimere le proprie doti, perché sono costretti a rispettare dei tempi, perché si devono coordinare tra loro, perché devono buttare a mare la propria sociofobia. Sono poche le attività tanto costruttive (il teatro, per dirne un’altra).

In un contesto di questo tipo, realtà come il “Progetto Band” di Yamaha presso le scuole medie e i corsi pomeridiani di musica presso le superiori cortonesi sono una ventata d’aria fresca. Un evento come quello organizzato lo scorso venerdì ne è la naturale conseguenza, ed è straordinario constatare come sia arrivato, pur tra le ovvie difficoltà organizzative, alla decima edizione.

Era il 2005 quando alcuni pionieri si misero ad organizzare il primo, embrionale, happening con questo nome. Tra chi ha sostenuto fin dall’inizio “Notte a Teatro”, lo confessiamo, c’era anche il nostro Alex, all’epoca studente di seconda liceo. Si esibì cantando Border Song di Elton John, mentre un caro amico ballava su quelle note. Ci ha riprovato quest’anno, smascellandosi in un paio di pezzi rock con un gruppo di amici.

Bravi tutti i ragazzi di quest’anno, alcuni bravissimi. Non stiamo a fare i nomi perché già l’articolo ha sforato. Ma un nome lo dobbiamo, di necessità, tirar fuori: quello del professor Scaramucci. Romano ha creato, difeso e cresciuto questo evento. Ha impegnato larga parte del suo tempo per impegnarsi là dove in pochi altri si erano spinti. Ha sudato sette camicie per la musica. Anche solo per questo si merita il nostro plauso. Ma ha fatto del bene ai suoi ragazzi, da vero, grande insegnante. La scuola di domani parte da gente come lui.

P.S. Un grazie a Leila Clementi, alla quale abbiamo “rubato” l’immagine per questo articolo.

Irons Brothers

L'uno cordiale e sognatore, l'altro cinico e bicchiermezzovuotista (o forse solo sognatore in via di dismissione), Daniele e Alessandro Ferri si affacciano al mondo quando sulla scena pubblica ci sono Silvio Berlusconi, Michele Santoro e Beppe Grillo. Raggiunto il traguardo del quarto di secolo, se li trovano ancora tra i piedi, e anestetizzano il dolore che ne consegue dedicandosi in tutto e per tutto alla buona musica.

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  • Sorvolando sui complimenti di cui naturalmente sono fiero e quindi ringrazio gli Irons, vengo alla parte centrale e altrettanto interessante dell’articolo. La musica questa sconosciuta.. eh sì, gli alunni delle due scuole in cui insegno da molti anni (istituto professionale e liceo classico) si diplomano con ottime competenze e capacità sia professionali che culturali, ma se chiedo loro “in che secolo è vissuto Vivaldi? La Traviata chi l’ha scritta? E l’Aida di che cosa parla?” anche quelli destinati al 100 e lode non sanno rispondere quasi mai. “Calma ragazzi! (mi sembra di sentirli) lo so, la colpa non è vostra !” Infatti è vergognoso che dopo la scuola secondaria di primo grado (ex-scuola media), anche in quella di secondo grado (ex-superiori) non si continui lo studio della musica. Peccato! E’ un grande torto che come operatori culturali e come scuola italiana facciamo alle future generazioni . Insieme allo studio dei grandi pittori, scultori, scrittori e poeti la scuola dovrebbe far proseguire anche quello dei grandi musicisti, anzi nel campo della musica dovrebbe essere dedicato tempo scolastico anche all’ascolto. Io non so se in America, Australia, Asia tutti conoscono Leopardi (con tutto il rispetto) ma se tu dici: Rossini, Puccini, Verdi, stai pur certo, che ad ogni latitudine chiunque sa di chi stai parlando. I nostri progetti scolastici, nel loro piccolo,(e qualcuna delle mie ore!) cercano di colmare questa grave lacuna.

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Irons Brothers

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