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Di fronte alla velocità del consiglio di sicurezza nell’adottare la risoluzione che autorizza tutte le misure necessarie per proteggere i civili in Libia, rispetto al tempo impiegato per adottare altre risoluzioni per il Darfur (per la Libia si parla di pochi giorni, per il Darfur di anni), io non ho visto una vittoria della comunità internazionale, ho visto la conferma di un fallimento.
Da questo tipo di politica, non mi resta che dedurre che l’unico strumento in possesso delle Nazioni Unite è l’utilizzo delle forze armate. Dal punto di vista del diritto, è la prima volta che il Consiglio di sicurezza autorizza un’azione militare contro un governante che viola, evidentemente, i diritti umani e civili della sua popolazione. Questo intervento non viola il Trattato di Bengasi del 2008 art. 4.2 firmato dall’Italia, in cui le due parti si impegnavano a non permettere atti ostili nei territori delle parti contraenti, perché è stato sospeso e perché la Carta dell’Onu prevale su qualunque altro trattato.Non dovrebbe essere un’ingerenza neo-colonialista, perché si è autorizzati dalla comunità internazionale, questa spiegazione varrebbe anche per l’art. 11 della nostra Costituzione. Queste “certezze” non mi bastano. Non mi basta sapere che l’intervento militare è “legale”, non riesco ad accettare che questo sia l’unico modo per porre fine alla follia di un dittatore, che la diplomazia sia così limitata. Non riesco neanche ad accettare la continua manomissione delle parole. Un intervento umanitario fatto con i Tornado, gli Eagle, gli Spirit? Missione di pace fatta con le armi? Si deve avere il coraggio di chiamarli interventi di guerra.Nella rapidità con cui è stato organizzato l’intervento, nelle dichiarazioni dei partecipanti, si è parlato di cosa succederà dopo? Nella sua peculiarità la Libia non potrà seguire le stesse dinamiche dell’Egitto. Gheddafi aveva riunito Cirenaica e Tripolitania con la lotta anticoloniale e una progressiva beduinizzazione della società. L’esercito non può assumere nessun ruolo, perché non esiste, negli anni ’70 aveva già pensato a “decapitarlo” e gli ultimi generali sono stati “pensionati” durante le prime rivolte egiziane. I fedeli di cui si parla in realtà sono soldati mercenari. La Tripolitania che non ha visto il sorgere delle ribellioni, non sta dando il suo appoggio al dittatore, ma non esistendo una realtà di opposizione politica in nessuna forma teme il vuoto di potere. E i “volenterosi” hanno chiarito o deciso come aiutare effettivamente i civili?Vorrei ricordare che il Ministro degli esteri francese, press’a poco un mese fa, era disposto ad inviare sostegno militare a Ben Ali. Credo non serva nessun commento.Io aspetto che nella comunità internazionale si inizi davvero a parlare dei civili, delle popolazioni indifese.Giulia Simeoni
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