{rokbox title=| :: |}images/fronteno.jpg{/rokbox}Dopo che la televisione ha portato nelle nostre case la grave situazione dello smaltimento dei rifiuti nella città di Napoli, con elevati rischi per la salute dei cittadini, ognuno di noi si è velocemente trasformato in convinto ambientalista, chiedendo provvedimenti per evitare il ripetersi di quegli scenari anche nella propria realtà. Le amministrazioni locali, dietro la spinta di questa grande ed inattesa sensibilità ambientale dimostrata dai cittadini si sono impegnati nel fissare ulteriori ambiziosi obbiettivi da raggiungere per quanto riguarda le percentuali di raccolta differenziata e addirittura si è iniziato a ragionare sul possibile raggiungimento della soglia ‘Rifiuti Zero’.
Seppur abbastanza a rilento, e non senza incongruenze e contraddizioni causate più che altro dalla mancanza di fondi disponbili e dalla latitanza, in alcuni casi, di reale volontà politica, si è cercato di puntare sempre più su strumenti come la raccolta “porta a porta”, le stazioni ecologiche, incrementando nel contempo la presenza di cassonetti lungo le nostre strade tentando anche di trovare compromessi per riuscire ad aumentare la frequenza degli svuotamenti. Ma tutto questo può bastare, da solo, a indirizzare il problema-rifiuti verso la definitiva soluzione? Certamente no, e i numeri pubblicati recentemente relativi all’anno 2009 non fanno che confermare tutto questo, aumentando delusioni, frustrazioni e mugugni.
Ai denari e agli strumenti, coerenti con gli indirizzi politici di fondo, sarebbe infatti necessario combinare almeno due cose.
La prima è un supporto legislativo adeguato sulla riduzione delle quantità di rifiuti prodotti che favorisca il mercato del recupero, del riutilizzo, del riciclo e soprattutto permetta di aumentare, in ogni frangente della vita sociale e domestica,l’impiego di prodotti riciclati. Tutto questo continua a non arrivare, e di fatto blocca i possibili sviluppi di un settore potenzialmente in grado di attrarre enormi investimenti. Se non si sviluppa il riciclo resta bloccato tutto ciò che c’è a monte, semplicemente perchè riciclare non conviene sul piano prettamente economico.
La seconda cosa che manca ancora, a parte alcuni illuminati recenti esempi, è la consapevolezza di quanto la coscienza ambientale stia diffondendosi fra i cittadini e quindi, sulla base di questo fatto, che stia diventando sempre più necessario introdurre nuovi strumenti di partecipazione e informazione che possano coinvolgere i cittadini stessi nelle scelte da compiere a livello locale, evitando che essi possano cadere preda di disinformazioni o strumentalizzazioni.
L’assenza di adeguati strumenti di comunicazione che permettessero un dialogo aperto e franco con la cittadinanza, con un’azione pubblica totalmente ‘alla luce del sole’, presentata con chiarezza nel dettaglio a tutti, è stata probabilmente una delle principali cause del proliferare di comitati scagliati contro tanti progetti in corso di realizzazione.
Il ‘non vedere chiaro’ è nella natura umana l’origine di tante dietrologie, e anche di tanti rifiuti categorici che, in situazioni diverse, potrebbero ammorbidirsi. Il problema è che questi No, per quanto leciti e spesso carichi di buone motivazioni di fondo, bloccano progetti dei quali si può fare anche a meno (spesso, aggiungerei, volentieri a meno), ma anche altri che sono assolutamente necessari, o per i quali quantomeno non si è ancora riusciti a trovare soluzioni alternative che permettano di ottenere gli stessi effetti.
Non è questo solo un problema della Valdichiana, ma di tutta la Toscana e più in generale dell’Italia. Ma se la politica non si muove su una strada aperta, fatta di dialogo franco e promesse mantenute, non c’è granchè da sperare.
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