Fingersi omosessuale per recuperare il lavoro perduto. Parte tutta da questa considerazione la vicenda di François Pignon (Maurizio Micheli), da decenni contabile della “Sicurex”, un’industria di preservativi. Licenziato perché non giudicato all’altezza “di giocare nella squadra di Rugby dell’azienda”, e allo stesso tempo anche lasciato dalla moglie (Sandra Cavallini), sarà riassunto solo quando, su consiglio del nuovo vicino di casa (Enzo Saturni), tramite delle foto false mandate anonime al vecchio luogo di lavoro, si fingerà omosessuale, costringendo il presidente della “Sicurex” (Adriano Giraldi) a riassumerlo per evitare un grande scandalo. François diventerà così un personaggio prezioso per l’azienda e per i media, tanto è vero che sarà portato come icona fondamentale dal mondo omosessuale. Tullio Solenghi ha invece la parte del direttore dell’azienda, ed è lui a decidere di licenziare l’impiegato. Il direttore è inizialmente un uomo che rifiuta che altri uomini possano avere altre tendenze sessuali: è quasi un omofobo, ma poi, a seguito della vicenda di François, non solo cambierà idea, ma troverà in sé stesso la sua parte di omosessualità che fino a quel momento si era mascherato.
La vicenda gira anche intorno a un’altra figura: l’impiegata dell’ufficio (Fulvia Lorenzetti), la “bellona” della “Sicurex”, a cui tutti fanno la corte, ma a cui lei non cede mai, neanche agli altri due colleghi (Paolo Gattini e Matteo Micheli) che fanno di tutto per conquistarla. Cederà alla fine solo a François, o meglio, lui cederà a lei, togliendosi finalmente la maschera che si era messo – una maschera che, tra l’altro, gli ha anche permesso di guadagnare la stima del figlio (Massimiliano Borghesi), che vede ora il padre come una sorta di eroe.
Il tutto si conclude con tutti i personaggi della scena che vanno in corteo a una festa-gay accompagnati dalla musica dei “Village People”, come a volerci dire: “l’apparenza inganna, a dire il vero tutti noi abbiamo dentro qualcosa che non a che vedere con la tendenza sessuale a cui eravamo sicuri di essere predestinati”.
Questa è un po’ la trama sommaria di “L’apparenza inganna”, di Francis Veber, con la regia di Tullio Solenghi. Si tratta di una “commedia semplice”, dai ritmi comici ben innescati e ben giocati, che hanno fatto divertire il pubblico del teatro cortonese.
Molto interessante è la scenografia di questo spettacolo, una scenografia divisa in due piani, visibili al pubblico a intermittenza: nel piano di sopra è la casa di François Pignon il luogo scenico, mentre nel piano basso si oscilla tra gli uffici della “Sicurex” e il ristorante “Il Becco Giallo”, dove vengono rappresentate varie azioni.
Una commedia senza tante pretese e il cui unico risultato deve essere quello di saper far ridere, e ci è riuscita, grazie all’ottima interpretazione degli attori in scena, sopra a tutti i protagonisti Tullio Solenghi e Maurizio Micheli, senza togliere comunque niente a tutti gli altri.
fonte: www.corrieredellospettacolo.com
L’apparenza inganna
Di Francis Veber
Adattamento di Tullio Solenghi e Maurizio Micheli
Regia Tullio Solenghi
Scene Alessandro Chiti
Costumi Andrea Stanisci
Musiche Massimiliano Forza
Arrangiamenti Fabio Valdemarin
Disegno luci Filippo Caselli
Con:
Massimiliano Borghesi
Sandra Cavallini
Paolo Gattini
Adriano Giraldi
Fulvia Lorenzetti
Matteo Micheli
Enzo Saturni
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