Eccoci qui all’alba del giorno dopo – a casa mia albeggia alle 9 – a tirare le fila del primo giorno di Arezzo Wave tornato a casa. Una giornata veramente densa di appuntamenti quella di ieri, iniziata dolcemente alle 11 con i “canti devozionali, inni religiosi dedicati al divino” al Soulwave – datemi un caffè – e continuata fino a tarda notte quando ho finito di ascoltare Caparezza dal mio giardino.
Se avessi potuto contare sul dono dell’ubiquità avrei potuto incontrare alle 18 Don Gallo e Dori Ghezzi al Wordstage alle Logge Vasari, Luca Valtorta di XL al Bistrò che intervistava il Teatro degli Orrori e Assalti Frontali (se il “Teatro” non avesse bucato una gomma e fosse arrivato in tempo), Mario Gomboli direttore casa editrice Astorina del mitico Diabolik alle 17 sempre alle Logge Vasari e via via dicendo.
Così tanti appuntamenti da dare i numeri sul serio. E allora – dico io – diamoli questi numeri.
50 ad esempio sono gli anni di Diabolik – arrivarci così non è da tutti. Mario Gomboli direttore della casa editrice Astorina è arrivato ad Arezzo per festeggiare i 50 anni del ladro a cui Comics Wave ha dedicato una mostra retrospettiva “Diabolik: una vita in nero” – lucido aggiungerei io – all’Atrio d’onore della Provincia di arezzo. Qui i fan e gli ignoranti di fumetti come me hanno potuto leggere l’Albo speciale “Diabolik, colpo ad Arezzo Wave” : Diabolik in compagnia della sua bella Eva Kant beffa e deruba durante l’esibizione al Festival una coppia di cantanti Ron e Flora che sembrano essere usciti da una puntata di Beautiful.
40 i gradi percepiti ieri dalla mia pelle. Però devo ammettere che nonostante il caldo il clima che si respira in città epurato dall’afa non è così male, mi piace tutto questo fermento. Un po’ meno alla mia pressione, forse.
10 i km all’attivo per raggiungere tutti gli stage del festival che mi hanno reso per meriti sul campo una fonte attendibile sul percorso più breve da compiere senza passare dai negozi di scarpe. Per fortuna che da piccola ho fatto il Cai – club alpino italiano – altrimenti arrivata in Piazza della Libertà per vedere la mostra di Diabolik avrei dovuto affittare uno slittino.
8 le tende – ma neanche un indiano – parcheggiate in quello che è solo un mero ricordo del vecchio camping di Arezzo Wave al campo da rugby allo stadio. Saranno andati tutti in albergo? Erano più quelli accampati a Lignano a prendere il fresco
1 punkabbestia avvistato, ma senza cane e quindi non vale, davanti ai cancelli alle 19.45 che aspettava di capire come entrare con l’abbonamento pspeciale prima delle 20. Gli volevo anche dire “lascia ogni speranza tu che entri” perchè per qualsiasi motivo, macchina rubata, cane perso, amico rasta disperso se esci per rientrare devi pagare il biglietto integrativo di 7 euro. Alla faccia del biglietto integrativo.
45 min la durata della mia permanenza allo stadio pre -cena, dopo aver fatto un giro quando il sole era ancora alto e la plastica per terra bianco lindo faceva pensare di essere in una stazione lunare. Dopo aver dato una breve occhiata al punto ristoro – quello vegano propone la accoppiata cous cous e red bull – ho capito che “stadio mio” ci si sarebbe visti dopo cena. Perchè 48 sono i kg miei, ma di morire di fame non ho voglia.
Comunque a colpo d’occhio quello che si nota, dopo il sale e tabacchi color neon al posto delle bancarelle e le gradinate VUOTE ripeto VUOTE è la piccionaia o potremo chiamarla anche Vip Village. Una gabbia di ferro sospesa in aria accanto al palco – perchè i vip mi sa hanno problemi di udito – arredata con cuscini, divanetti e molto rilassante. Mi ci vedo a rilassarmi li mentre per parlare al mio vicino di posto devo fare gesti improvvisati e incomporensibili come quelli di quando giochi a briscola e non sai come dire al tuo compare che hai te l’ass piglia tutto e lui nonostante la tua fatica immensabutta il liscio.
15 metri la fila che mi sono ritrovata alla bilgietteria all’entrata dell’entrata dello stadio alle 22.30, ragazzi, famiglie intere a formare un serpentello ordinato mentre dentro lo stadio già suonavano Il Teatro degli Orrori. Era più la gente fuori che quella dentro.
2 le file di bancarelle fornite di borse, vestitini vintage e orecchini. Mal di nulla, oramai alla soglia dei 27 anni la caccia all’orecchino introvabile non è più questione di vita o di morte.
23.30 l’ora d’inizio del concerto di Caparezza e finalmente lo stadio ha cominciato a riempirsi, almeno per metà. Tanti i pezzi del suo ultimo album e per un attimo sembrava tutto come prima, come anni fa, come quando al posto dell’arrampicata di 5 metri c’era il Bungee Jamping a sovrastare la folla. Ma io avevo sonno e la frase di Caparezza detta in conferenza stampa come messaggio per i giovani riecheggiava nella mia mente “Aggrappatevi alla vostra incoscienza“. Mii sono ricordata che qualcosa oramai è cambiato se qualcuno ci dice che dobbiamo essere incoscienti: forse Arezzo, forse Arezzo Wave e forse io e nonostante gli 0 euro dell’ingresso all’Elettro Wave allo Sugar Reef e l’abbigliamento eco chic che avevo adottato per ogni evenienza mi sono avviata in quel di casa a piedi, con il pc in spalla. Altre regole, altra storia. Altro Arezzo Wave?
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