{rokbox title=| :: |}images/facchinetti.jpg{/rokbox}Vengo a sapere con dispiacere che il Direttore di Raidue Massimo Liofredi ha dichiarato la chiusura di X Factor, noto talent-show in onda negli ultimi anni. Una quarta stagione non esaltante, una controprogrammazione forte, imponenti tagli di budget hanno fatto sì che uno dei pochi prodotti validi del palinsesto Rai arrivasse al capolinea. E’ pur vero che i talent rappresentino una realtà abbastanza negativa per l’attuale discografia italiana, in quanto si sottopone al televoto e a meccanismi sfiancanti quanto di talentuoso ci sia sulla piazza.
Molti artisti famosi hanno sottolineato che, se ci fossero stati questi programmi ai loro tempi, probabilmente non avrebbero avuto il tempo di maturare a sufficienza e non avrebbero mai sfondato. Come dargli torto? Eppure anche l’appassionato di musica più sprovveduto non avrebbe potuto fare a meno di riconoscere ad X Factor dei meriti che il diretto concorrente (Amici) non aveva (né ha tutt’ora). Noemi e Marco Mengoni, con tutti i loro difetti, sono la dimostrazione che spesso anche la qualità aveva la sua parte, e non c’era quello strapotere da parte del pubblico (ignorante) che spesso ha la meglio nel programma della De Filippi. Più che la rissa continua tra gli opinionisti, si cercava di proporre un repertorio musicale vario e di qualità. Abbiamo avuto il piacere di ascoltare pezzi quasi dimenticati di Umberto Bindi, degli Area, di Fabrizio De André, Luigi Tenco ecc., mentre sull’altra sponda si mandano sempre gli stessi brani di Anna Oxa o imbarazzanti canzoni inedite, scritte da chissà quale autore della casa discografica di riferimento. Gli arrangiamenti del programma Rai, ricordo, erano curati da quel monumento della moderna discografia italica che è Lucio Fabbri, già collaboratore della Premiata Forneria Marconi. Poi, fino alla terza serie, c’era Morgan: un artista completo, dall’infinita competenza critica e dalla incredibile capacità di gestire lo sviluppo artistico di questi ragazzi. Insomma, un format più che valido, che lasciava la possibilità di uscire dagli stereotipati meccanismi della discografia ufficiale per far trapelare i tratti migliori, e più originali, della personalità dei giovani artisti che affollavano gli studi dello show. E’ con mestizia, perciò, che constatiamo la morte di questo bell’esperimento. Non prendetemi per esaltato e tele-dipendente se considero questa chiusura un momento triste: chiunque ami la musica può capirmi.
Alessandro Ferri
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