Si conclude nel migliore dei modi la due giorni di Hai visto mai?, festival del documentario giunto ormai alla settima edizione (la prima qui in Valdichiana, conclusa l’era senese, come anticipammo nei nostri articoli sul Mix Festival).
I sei documentari in gara, oltre ad altri fuori concorso, sono stati proiettati in presenza di un nutrito pubblico al Teatro Signorelli, che ha ospitato anche alcuni interessanti dibattiti (che tanto piacciono a noi Brothers).
Il direttore artistico e presentatore dell’evento, Luca Zingaretti, si è cimentato insieme alla giuria (composta, fra gli altri, dal noto Tullio Solenghi) nella scelta dei 6 documentari finalisti, tra loro differenti per i temi trattati ma accomunati dalla forma espressiva. Il documentario è uno strumento potentissimo, serve ad accrescere la nostra conoscenza del mondo e può essere adatto a tutte le età. Sfortunatamente questa forma di introspezione collettiva risulta poco valorizzata dai grandi media, nonostante il suo grandissimo potenziale [D].
Sveliamo da subito il vincitore, la pellicola Inside Africa di Gaetano Ippolito, che dimostra come le diverse civiltà affrontino differentemente il concetto della morte. A differenza della cultura occidentale, che considera il trapasso come uno spettro da scacciare, la mentalità africana lo interpreta come un tutt’uno con la vita, come dimostrano la testimonianza del missionario Giuseppe Valente e le riprese in loco, veramente emozionanti.
Gli altri cinque documentari in gara erano:
- 11 metri di Francesco Del Grosso che racconta la parabola sportiva ed esistenziale del capitano del secondo scudetto romanista, Agostino Di Bartolomei;
- Infanzia Carcerata di Adriano Zecca che tratta il tema della condizione dei bambini boliviani costretti a condividere insieme ai genitori la dura esperienza del carcere in prigioni sovraffollate;
- Freakbeat di Luca Pastore, un road-movie, con protagonista il protagonista del rock demenziale italiano Roberto “Freak” Antoni che trascina la figlia Margherita a bordo di un pulmino Volkswagen degli anni ’60, alla ricerca della fantomatica registrazione di una session tra gli Equipe 84 e il grande Jimi Hendrix (non ridete! è successo veramente), il tutto con l’accompagnamento del meglio del beat italiano;
- Palestina per principianti, educazione sentimentale di un bassista rockabilly di Francesco Merini: Zimmy, musicista bolognese, ama suonare con il suo gruppo. Quando i suoi amici gli organizzano a sorpresa un viaggio in Palestina per insegnare musica ai bambini in un campo profughi, decide di andarci con l’amico cuoco Berna. I due, tra una lezione e l’altra si faranno raccontare e vivranno direttamente il dramma dei profughi, imparando sul campo com’è possibile che ancora non si sia risolto il nodo della questione palestinese;
- Vietato morire di Teo Takahashi. Storie, personaggi, eroi che intrecciano le loro vite sullo sfondo di una Roma dura e reale.
L’organizzazione della festa è stata molto buona e senza spese esagerate, a dimostrazione (se ce ne fosse ancora bisogno) del fatto che si possono proporre eventi di qualità e accessibili a tutti senza spendere una follia: basta avere delle buone idee e del coraggio nel proporre qualcosa di diverso dalle solite sagre… quindi complimenti a chi ha voluto e proposto questa festa a Cortona!
Ha detto Zingaretti che anche la prossima edizione si svolgerà nuovamente qui, e certo sarebbe interessante proporre qualche documentario anche nel corso dei prossimi mesi, magari in Sala Pavolini al Teatro.