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Ringraziamo il nostro amico (romano e, fortunatamente, romanista) Ferdinando Pastore per averci concesso la pubblicazione di questo suo intervento, che arricchisce il nostro spazio dedicato alle opinioni, anche su temi di interesse non locale. Buona lettura
Mi preme specificare perché mentre ascolto e leggo e vedo il dibattito politico italiano, a differenza di molte persone in realtà non riesco ad indignarmi. Primo: non mi indigno perché e non si dovrebbe parlare di un’indagine ed anche di un rinvio a giudizio come se si parlasse di una sentenza definitiva di condanna, perché questo è un principio democratico e non è barattabile a seconda di chi sia l’indagato o l’imputato.
Un dirigente politico che parla come se fosse il pubblico ministero rappresenta un’anomalia italiana come lo è il conflitto di interessi ed entrambi sono egualmente pericolosi per il corretto funzionamento delle regole, regole che sento spesso evocare.
Secondo: non mi indigno perché non mi è mai piaciuto il sistema anglosassone per cui vita privata “etica” rappresenta la premessa per poter avere incarichi di responsabilità e sinceramente non mi importa affatto di come chiunque passi le proprie nottate e su come e con chi decida di accoppiarsi. L’ondata di sdegno, propria di catechesi degli anni ’50 non mi appartiene ed in realtà ne rimango sorpreso e meravigliato. Non esiste etica, per me, nella vita sessuale, nel senso che non ritengo possa esserci giudizio etico da parte di nessuno, a meno che questa non limiti la libertà di un altro soggetto. Sullo sfruttamento dell’immagine femminile non credo che la deriva sia una colpa esclusiva del Presidente del Consiglio, mi ricordo le copertine di “Espresso” e “Panorama” negli anni ’80, ero adolescente e me le ricordo molto bene, con tette e culi esposti in bella evidenza, il problema semmai riguarderebbe il sistema di scelta della classe dirigente che mai come nella seconda repubblica avviene secondo metodi insopportabili di cooptazione, pratica che però non è di esclusiva della destra, ricordo infatti chi fosse la capolista del Partito Democratico nel Lazio alle ultime elezioni politiche e non rammento grandi meriti precedenti della On. Marianna Madia.
Terzo: non mi indigno perché in una Repubblica parlamentare le dimissioni si chiedono in Parlamento e generalmente attraverso una mozione di sfiducia, è cronaca che il Governo ha ottenuto la fiducia in Parlamento non meno di un paio di mesi fa.
Quarto: non mi indigno perché nessuno mette in discussione l’azione di Governo e le politiche sociali che attua e su questo porterò due esempi. Non ho sentito o ne ho sentiti pochi di dirigenti di centro sinistra obiettare qualcosa al manager dei nostri tempi, Sergio Marchionne, il quale attraverso veri e propri ricatti e vere e proprie prove di forza ha rimesso in discussione le relazioni industriali del nostro Paese, anzi, Piero Fassino, non appena indicato come candidato a sindaco di Torino, non ha perso tempo a cantarne le lodi ed ad affermare di come un operaio avrebbe dovuto, per il suo bene, seguire le indicazioni del vate. E’ poi cronaca di questi giorni la improvvisa riscoperta dell’anima proletaria e popolare della Lega Nord, che forse nessuno si è accorto essere il vero motore delle scellerate politiche del Governo Berlusconi. Può nascere il sospetto che il problema sia solo chi “gestisce” e non come “gestisce”.
Quinto ed è il punto centrale: non mi indigno per le mancate dimissioni di Berlusconi perché nessuno di noi si indigna per le mancate dimissioni di tutto il gruppo dirigente di centro sinistra il quale perde dal 1994 quasi tutti gli appuntamenti elettorali. Nelle democrazie normali, difatti, la prima cosa che accade è che chi perde va a casa, cosicché magari una futura richiesta di dimissioni del Premier, magari proposta da qualche 35enne risulti più credibile e più decente.
Tutta la situazione non mi indigna ma in realtà mi preoccupa, perché da mesi si parla di questo e non dell’Italia.
Ferdinando Pastore
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