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Il ‘lato B’ delle Case dell’acqua

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In questi giorni un importante quotidiano nazionale riportava la notizia dell’Assemblea convocata dalla Federazione Nazionale Mineracqua per i giorni 9 e 10 Marzo a Napoli. L’associazione, che rappresenta 165 aziende produttrici di oltre 330 etichette di acque minerali presenti nel mercato (giro d’affari annuo di 2,1 Miliardi di Euro, 40mila addetti) sta elaborando iniziative che possano scongiurare la chiusura di diversi marchi ed il conseguente ricorso a licenziamenti di personale.

 

Tutto questo rappresenta senza dubbio un problema e un grande rischio, vista la crisi occupazionale in cui versa il nostro paese.

Nel contempo però promuovere un utilizzo sempre maggiore e cosciente dell’acqua del rubinetto, investendo ancor più in esperienze come quelle della “Casa dell’acqua” viste anche in alcuni comuni nel nostro territorio, è un’assoluta necessità per il nostro ambiente anche se tali “Case” finiscono per risultare concorrenziali all’acqua minerale in bottiglia e possono potenzialmente ridurre la loro quota di mercato.

Come conciliare allora le due esigenze?

Facciamo un po’ di conti. Va detto a onor del vero che l’acqua minerale è un prodotto e una consuetudine di mercato molto italiana. Non esiste infatti un altro paese con un numero così alto di fonti e neanche un paese in cui i consumi di acqua minerale in bottiglia sono tanto elevati: 187 litri pro-capite all’anno con un prezzo medio di 20 centesimi al litro ed una spesa media per famiglia di circa 118 Euro all’anno.

A farla da padrone principalmente otto grandi aziende, che gestiscono un gran numero di marchi, i più famosi che ben conosciamo attraverso la pubblicità televisiva. L’utilizzo dell’acqua minerale in bottiglia però, pur creando indotto e occupazione, significa produzione di rifiuti (per quanto riciclabili), spese (anche ambientali) di trasporto, costi per gli utenti.

Su tutto questo si dovrà ragionare e giungere quanto prima ad una conciliazione. Cosa sarà meglio fare?

Tornare al vetro e al vecchio ‘vuoto a rendere’? Oppure puntare sull’acqua “alla spina”, con distributori delle migliori acque italiane nei supermercati? Una ‘spinata’ da inserire in contenitori riutilizzabili molte e molte volte?

Pensiamoci.

Redazione

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