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Sono degne di nota le preoccupazioni espresse da alcuni Sindaci (ad es. il Sindaco Seri di Lucignano) sull’aumento della produzione di rifiuti registrata nei loro Comuni. E’ vero: nonostante gli sforzi delle amministrazioni comunali e dalle aziende che gestiscono il servizio di raccolta, nonostante le campagne di educazione e informazione e tutto il resto i rifiuti prodotti dai cittadini restano troppi e addirittura in alcuni comuni aumentano, almeno osservando i dati relativi all’anno 2008 e al 2009.
Mentre il dato provinciale, sia per Arezzo che per Siena, registra un calo della produzione (più consistente per Arezzo che passa dalle 150.218 tonnellate dell’anno 2008 alle 141.948 del 2009, più contenuto per Siena, dalle 105.032 tonnellate del 2008 alle 104.636 del 2009) in alcuni comuni della Valdichiana si sono verficati aumenti preoccupanti e i cali, dove anche ci sono stati, non sono certi adeguati all’impegno messo in campo e lontani dai risultati che sarebbero auspicabili in un momento come questo.
Ad esempio a Castiglion Fiorentino si passa dalle 7.147 tonnellate alle 7.336 (è però vero che nel 2010 si è registrato un lieve calo, notizia di qualche settimana fa), a Civitella da 5.975 tonnellate a 6.129, a Foiano da 5.560 a 5.892, a Chianciano da 6.256 tonnellate a 6.541, a Torrita da 4.444 tonnellate a 4.744. Mentre Cortona, Lucignano e Sinalunga si fermano sostanzialmente sulla produzione dell’anno precedente, soltanto nei comuni di Monte San Savino e Chiusi si registrano cali di produzione: Monte San Savino passa da 5.516 a 5.397 tonnellate e Chiusi da 5.961 tonnellate a 5.774.
Perchè, nonostante tutto, non riusciamo ad abbassare la produzione di rifiuti?
I fattori che determinano l’impossibilità di calare i rifiuti prodotti sono molti: sicuramente la vocazione turistica è un elemento importante che nessuno (sbagliando) considera. L’aumento di presenze ‘esterne’ comporta produzione di rifiuti aggiuntiva. Ovvio poi che un turista sia naturalmente portato, essendo in vacanza, a non preoccuparsi troppo di risparmiare o differenziare, anche se sarebbe sbagliato fare di tutta l’erba un fascio e spesso tale poca attenzione è dovuta anche al fatto che non si forniscono ai turisti gli strumenti utili per comportarsi in modo “eco-sostenibile”.
Ha un forte peso poi la tipologia delle aziende presenti nel territorio. Conseguenze pesanti le producono, ad esempio, alcune attività in cui vi è un ampio uso di imballaggi.
Da considerare, però, anche altri elementi di significato quasi opposto, e spesso non negativo. L’aumento dei servizi di raccolta (ad esempio quello a chiamata, o le isola ecologiche), poi, produce senza dubbio un aumento dei rifiuti raccolti che non significa necessariamente un aumento di rifiuti prodotti. Spesso, prima di avere la possibilità di portarli all’Isola Ecologica o chiamare qualcuno a portarseli via, erano fin troppi i cittadini che usavano disfarsi di tanto materiale gettandolo in questo o quel luogo abbandonato, dove restava magari per anni.
Altro dato che determina, a mio avviso, un aumento dei quantitativi raccolti è l’assimibilità ai rifiuti urbani prevista nei deversi regolamenti comunali (più ampio è il numero di tipologie di rifiuti dichiarate assimilabili agli urbani e più alti saranno le quantità raccolte).
Questi alcuni degli elementi che possono determinare variazioni negative.
Un tema su cui invito i Sindaci a riflettere è la necessità di rivendicare una legislazione che favorisca la riduzione della produzione degli imballaggi, specie quelli provenienti dai prodotti alimentari. Prodotti alla spina, vuoto a rendere, monodosi, recupero diretto dell’imballo nel luogo di distribuzione: la battaglia è ancora lunga, ma va combattuta su questo fronte. La crescente sensibilità dei cittadini su queste problematiche non potrà che essere d’aiuto.