Quella che vi racconto oggi è una storia vera, ma che ha il sapore dell’epica. Un epos di ferro e sangue, di treni e crocerossine. È la storia, tra gli altri, di Giuseppe, fuochista, che non c’entrava niente con la guerra ma era su quel lungo treno, perché cent’anni fa i treni andavano a carbone. Ma è anche la storia di Raffaele, Francesco, Vito e tanti altri, caduti in guerra senza trovarsi in zona di guerra, per un tragico scherzo del destino. È una Spoon River di provincia. È la storia della strage di Camucia.
Ho trascritto la notizia così com’è riportata nell’edizione straordinaria dell’Etruria, pubblicata nella stessa giornata, sabato 26 febbraio 1916. Nel riportare l’articolo, ho rispettato scrupolosamente la forma originaria (un’edizione diplomatica, per dirla alla maniera dei filologi), anche quando era sgrammaticata o scorretta, forse anche per la concitazione del momento.
Il gravissimo disastro ferroviario di questa notte a Camucia
IL FATTO
All’1 3/4 ha deviato vicino alla stazione di Cortona il treno tradotta dei militari G 7 per avaria di scambio di entrata per cause non bene accertate.
Sembra che il disastro, secondo alcune voci che ho raccolto sia dovuto alla presenza di una spranga di ferro caduta dal direttissimo delle 12 sbarra che ha prodotto il guasto nello scambio e che è stata sequestrata.
Pronunzio con riserbo queste voci che ho raccolto nel luogo del disastro, perchè confido che l’autorità giudiziaria saprà far luce completa sulla causa vera del disastro anche per accertare se essa si dovesse a qualche doloso tradimento.
Il macchinista Sig. Giuseppe Bartolini di Firenze che è rimasto incolume ha avuto il sangue freddo e prontezza di spirito nel fermare di scatto la macchina appena ha sentito traballare il tender o vagone di scorta ha pensato a sgangiare il fischio lasciato aperto e che emetteva un sibilo assordante e preannunziante una grave sciagura. il povero fuochista è rimasto schiacciato tra un volano della macchina e un pezzo di vagone che è penetrato in quella dall’urto. Esso che è un certo Chiappi Giusep. è rimasto in ginocchio stretto per il collo dal volano. Fa pietà al vederlo.
Il treno era partito dalla stazione di Calalzo ed aveva raccolto i soldati che provenivano da Cortina ecc. e si recavano a passare in famiglia la loro licenza.
All’urto i vagoni sono rimbalzati e piegati al suolo sfragellandosi. Grida, gemiti dopo il primo stordimento, hanno fatto intendere agli incolumi che bisognava pensare al pronto soccorso. Infatti ufficiali e soldati coadiuvati funzionari della stazione si sono dati subito a scavare dalle macerie i feriti che sono una settantina.
I feriti adagiati in lettighe per mezzo di automobili sono stati portati al nostro ospedale dove hanno ricevuto pronte ed energiche cure.
Fra i feriti noto due ufficiali il sottotenente Marsicani del 92 Fanteria ed il tenente Canfora Carmine del 18 Regg. di sussistenza, che ha riportato la frattura di un femore.
Un soldato Certo Pagano Alfredo di Andrea del 1895 di Gragnano di Stabia, Prov. di Napoli, è morto subito all’ospedale.
Dodici versano su uno stato grave.
Parlando con un ufficiale scampato
Ho abbordato il sottotenente Capone di (Monteverde) il quale è scampato miracolosamente Egli mi ha detto: Verso le 13 io dormivo in un vagone di 1.a classe ero con un mio compagno che pure dormiva alla parte opposta. Ad un tratto ho sentito un gran balzo e mi sono veduto venire addosso dei cuscini che pesavano enormemente perchè sopra vi era cascata anche la cassetta ed i bagagli.
Io mi sentivo soffocare e gridavo aiuto al compagno mio che forse era rimasto in piedi. Egli mi ha aiutato a sollevare la roba che mi premeva e mi ha edotto della disgrazia che avevo già intuito.
Io sono stato uno dei primi che compreso del mio dovere ho soccorso i soldati aiutando gli altri a scavare le macerie e dirigere i lavori per salvare i feriti che gridavano ed invocavano aiuto.
Io, proseguiva il tenente, sono stato al fronte ed ho visto cadere al mio fianco alcuni miei compagni, ma creda che il cuore non mi reggeva al vedere lo strazio di questa notte.
Sono subito venuti i Reali Carabinieri di Camucia col loro bravo maresciallo. Essi hanno subito telefonato a Cortona per avere rinforzi.
Sono accorsi subito i C. R. Pretore Giudice Ranauro il Delegato De – Vita, altri Carabinieri ed il Comandante del presidio con i suoi soldati.
Hanno subito provveduto al servizio di sgombero e di soccorso.
Con un treno da Arezzo è venuto il Prefetto Gran Ufficiale Ferrari il Procuratore del Re Andreoli, il Commissario Gueli.
E’ venuto pure da Arezzo dove si trovava per un’ispezione il Gen. Morra il quale ha creduto un dovere di recarsi sul luogo del disastro.
Esso ha noleggiato in automobile e si è recato subito a Camucia prendendo il Comando e la direzione dei soccorsi. Le autorità assicuratesi che i feriti erano tutti estratti si sono recati all’ospedale a visitare i feriti. È venuto pure il Prefetto di Perugia e fra poco arriverà il sotto Segretario di Stato Visocchi.
Mons. Vescovo visita i feriti
Mons. Vescovo ha appreso con vivo rincrescimento l’annunzio del gravissimo disastro si è recato subito all’ospedale, a confortare ed incoraggiare i feriti. Venne ricevuto gentilmente dai dirigenti. Ha offerto subito dei pagliericci per i feriti e venti posti nel nostro Seminario Diocesano. L’atto umanitario di Mons. Baldetti è stato encomiato da tutti.
L’impressioni in città
I funesti presagi di qualche sciagura erano stati fino dalle primissime ore del mattino, quando un insolito e straordinario movimento di automobili si notava per le vie dell’ospedale. Alle cinque la triste notizia era già diffusa e più tardi si apprendevano i gravissimi particolari. Fu un accorrere di gente sul luogo del disastro e all’ospedale dove le domande s’incalzavano miste a singhiozzi e a sospiri. L’impressione è enorme, il rimpianto generale. Moltissimi sono i volenterosi che hanno offerto la loro opera e la loro abitazione per ogni eventuale bisogno Auguriamoci che tutto valga a mitigare per quanto possibile gli effetti di tanta rovina.
Cause del disastro
Ho interrogato l’egregio e gentilissimo nostro Delegato De Vita e degli mi ha data una versione piú supponibile e piú precisa dalle cause del disastro.
L’ingegnere Ispettore Carreras che ha disposto e diretto il servizio di sgombero credo sia della medesima opinione.
Si dice che un ferro cadendo da un’altro treno, forse il direttissimo delle 12 abbia piegato il manovratore deello scambio ed anche per conseguenza abbia piegato il binario, tanto che la locomotiva è entrata incerta nel binario ed altri vagoni sono entrati in un altro binario. Si è avuto perciò una contorsione del treno che ha deragliato ed ha causato la caduta e frattura dei vagoni. Una perizia più ampia del disastro la daranno tecnici. per ora ci basta escludere il dolo di cui avevamo espresso il dubbio nelle prime righe della relazione.
La gara dei soccorsi
Additiamo all’elogio pubblico la nostra Misericordia la Pubblica Assistenza di Cortona e specialmente la Misericordia di Arezzo che à messo a disposizione del servizio di pronto soccorso e il suo automobile ed i suoi militi diretti dal Sig. Bianchi Virgilio, la Croce Bianca di Castiglionfiorentino. Di più facciamo onorevole menzione dei Sigg. Fierli i quali hanno messo a disposizione il loro automobile e per ben dieci volte sono saliti all’Ospedale per trasportare feriti, il Sig. Nicodemo Roselli che si recò a Castiglioni per ordinare soccorsi di urgenza.
Articolo di D. A. Antonini
Ecco i loro nomi, e le loro terre d’origine. La terra vi sia lieve.
Alfredo Adato (Napoli)
Alfredo Pagano (Gragnano)
Angelo Ruggero (Foggia)
Angiolo Patrizi (San Giovanni Campano)
Antonio Gricco (Palazzo San Gervaso)
Antonio Simonelli (Fondi)
Biagio Antonaccio (Sant’Agata di Puglia)
Domenico Cianci (Pescara)
Domenico Silvestri (Vico Garganico)
Filippo Di Cecco (Fara San Martino)
Francesco Mancini (Veroli)
Giuseppe Chiappi (Firenze)
Giuseppe Gentile (Locorotondo)
Gregorio Lavini (Foggia)
Luigi Calderaro (Naso di Messina)
Michele De Ceglie (Barletta)
Michele Di Meo (Rodi Garganico)
Michele Gurliaccio (Rodi Garganico)
Modesto Iuliani (Pietrastornina)
Nicola Giancristoforo (Lanciano)
Raffaele Spano (Iglesias)
Vincenzo Bisceglia (Apricena)
Vito Romanazzi (Putignano)
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Mi chiamo Antonio,sono un pronipote del soldato Bisceglia Vincenzo,sono rimasto molto colpito dal vostro articolo,mi ha fatto molto piacere che dopo un secolo,vi è ancora qualcuno che ricorda la tragedia.
Sono io la persona che ha depositato il libro in pietra che si trova ai piedi del monumento dei caduti al cimitero.Ringrazio di cuore per il pensiero nobile che avete avuto.
Non conoscevo affatto questo triste episodio. Grazie per aver colmato questa mia lacuna!