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Abbiamo diffusamente parlato del successo delle Case dell’acqua (nella foto la recente inaugurazione a Foiano) e delle Fontanelle Pubbliche, constatato concretamente anche nel nostro territorio in tempi recenti, così come ci siamo soffermati anche sul possibile ‘lato oscuro’ della vicenda, da accoppiare ai molti benefici per l’ambiente, il risparmio idrico e le tasche dei cittadini, pensando ai possibili risvolti occupazionali che una così ampia diffusione di utilizzo di acqua del rubinetto per utilizzo domestico avrebbe potuto creare nel settore dell’acqua minerale in bottiglia.
Adesso un provvedimento del Ministero sembra possa arrivare a porre un forte ‘freno’ alla diffusione di impianti del genere di quelli visti a Castiglion Fiorentino e Foiano.
Nel febbraio scorso il dipartimento della prevenzione della direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute ha infatti configurato l’attività di erogazione di acqua tramite le ‘fontanelle’ quale “somministrazione di bevande”, informando di questo le Regioni. Un’interpretazione secondo cui i gestori delle fontanelle diventerebbero a tutti gli effetti “operatori del settore alimentare” sottoposti quindi alle vigenti normative e ai molti obblighi di legge di chi, ad esempio, gestisce un bar.
Un provvedimento che frenerebbe pesantemente l’espansione delle fontanelle comunali realizzate in collaborazione coi gestori dei servizi idrici, caricando di burocrazie e compartando evidenti aumenti nei costi gestionali, col rischio ad esempio di dover utilizzare un operatore ‘in loco’.
Di fronte al provvedimento sorge una domanda: ma allora c’è bisogno di un barista anche di fronte a tutte le fontane pubbliche (ripetiamo: tutte, non solo quelle dell’Acqua 00) d’Italia?