Questa è discriminazione, bidonare così la serata delle donne ad Arezzo Wave Love Festival con delle artiste così brave e belle come quelle di ieri sera non può essere altro che discriminazione. Un “complotto ben studiato” perchè con tutto il rispetto per Caparezza, la sua musica, il suo look le artiste che si sono esibite ieri dalle 21 al Main Stage hanno veramente dato il meglio..
Allo stadio con Erica Mou, Malika Ayane e Nina Zilli l’atmosfera era decisamente rosa – la penseranno sicuramente in modo diverso i Dewolff credo – e io come potevo non andare alla serata femminile per l’eccellenza? Io post-femminista, nonostante il sonno che la sera precedente ha stroncato il mio amore, mai nato, per Caparezza come potevo non andare ad appaludire il Girl Power?
Purtroppo non l’hanno pensata alla stessa maniera gli aretini che rispetto alla serata iniziale quando hanno fatto le ore in fila per i biglietti, poi scoperto per un problema con le casse, purtroppo non hanno voluto replicare. E infatti la fila ieri sera era praticamente inesistente e lo stadio alle 21.00 sembrava il deserto dei Tartari. Ero arrivata anche piedi con la convinzione che ci sarebbe stato il mondo… e invece poca gente.
La scaletta delle esibizioni è stata rispettata quasi al secondo, nessuna gomma bucata insomma, e dopo la bella esibizione di Erica Mou – piaciuta tanto alla mia mamma – Malika Ayane ha alzato il tono della voce e della serata sconvolgendo tutti con la sua capigliatura bionda abbinata probabilmente alle scarpe anche esse gialle. Gli vorrei dire che gli abbinamenti non vanno più di moda, ma dal mio ignorantissimo punto di vista non ha sbagliato una nota e quando ha cantato La Prima Cosa Bella o Come Foglie nonostante l’assenza di lacrimazione oculare, mi sono quasi commossa. D’estate muoio un po’, aspetto che ritorni l’illusione
E neanche Nina Zilli è stata da meno, in una rivistazione moderna – con le zeppe- della casalinga anni 50 si muoveva nel palco come se non avesse fatto altro nella vita, tranne quando causa 30 cm di tacco è inciampata, visto la facilità con cui ci correva, saltava, gli proporrei di candidarsi per il salto ad ostacoli per le prossime Olimpiadi. Le canzoni erano una più bella dell’altra – l’amore è femmina mi è piaciuta in particolar modo – tanto che non sono riuscita a finire mezzo discorso con le mie amiche per ascoltarle, uno si ritrova il venerdì sera ad un concerto e non può neanche chiacchierare, ma dico io… perchè c’è un’artista troppo brava. Tra una canzone e l’altra ha anche espresso la sua opinione sulla crisi italiana e mondiale e ha dato coraggio a tutte le donne, dedicando alcuni brani << A tutte le donne che non hanno paura di niente >>.
Un bel concerto, una bella serata – ho comprato anche gli orecchini – ho ricevuto recensioni migliori sulla presenza pomeridiana allo Psyco Stage e non credo fosse tutta per il Mandala di sabbia colorata fatto dai tibetani per la pace. Durante il concerto degli Honey Bird & The Birdies chi c’era ha assistito alla coreografia sui generis di Sosta Palmizi, che in queste mattine ha movimento anche la stazione di Arezzo: chi è sceso dal treno intorno alle 9.30 , infatti, si dovrebbe essere ritrovato in un’atmosfera a dir poco surreale grazie ai flash mob organizzati in concomitanza con l’arrivo di alcuni treni e dei pendolari che sicuramente si sono stroppicciati gli occhi ben bene prima di assaporarsi lo spettacolo non previsto.
Il giorno al Pantano, nella sede di Spazioseme e di Contact Wave, il suono delle percussioni di Patinho Axè e Paolo Caruso mi ha risvegliato dal torpore (forse si chiama sonno). Avevo provato così per un secondo a socchiudere gli occhi solo per un eccesso di luce, ma la musica afrobrasiliana mi ha praticamente fatto sobbalzare e a quel punto ho pensato “Ho fatto 30 posso fare 31” e ho tentato quindi l’approccio al ritmo cercando di imitare i passi del maestro di afrossa Carlos Uhjama, ma quello che a lui e agli allievi del laboratorio riesce naturale su di me sembrava il ballo della mattonella movimentato dal pizzicore della varicella.
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