Lo chef Paolo Trippini dell’omonimo ristorante di famiglia ‘Trippini’ è stato aperto nel 1963 a Civitella del Lago (Tr) dal nonno Giuseppe. Terminata la scuola alberghiera a Spoleto, Paolo ha iniziato a lavorare in Italia e all’estero. Dopo Vissani a Baschi e Gaetano Trovato a Colle Val D’Elsa, giunge a Berlino con Enrico Bartolini per poi tornare in Italia al ristorante Povero Diavolo fino al 2005. L’anno successivo decide di prendere lui le redini dello storico ristorante di famiglia, dove lo spettacolare panorama sul Lago di Corbara fa da sfondo a un’esperienza culinaria indimenticabile.
«Paolo, come nasce il ristorante Trippini?»
«Il ristorante Trippini è frutto di tre generazioni. Nasce come da mio nonno Giuseppe come trattoria di paese, chiamata inizialmente da ‘Beppe se pappa’. Poi mio padre cambiò tipo di cucina e nome e dal 2006 sono entrato io al timone del nostro ristorante»
«Il piatto al quale sei particolarmente legato?»
«Il piccione in salmì perchè è legato a mio padre, che tra l’altro mi bacchettva quado esageravo proponendolo con alcune innovazioni culinarie moderne. Nel contempo mi diceva: ‘quando con queste tecniche moderne riesci ad esaltarne i sapori hai vinto la scommessa’»
«Dall’antipasto al dessert quattro piatti da assaggiare nel menu autunnale di Trippini?»
«Il Bosco umbro, Tortelli di pecorino patè di fegatini castagnaccio e tartufo, Agnello con porro stufato mela cotogna e camomilla, Gelato alle olive con biscotto al mandarino e mousse di cioccolato bianco»
«Come defineresti la tua cucina?»
«Una cucina di tradizione con impronta moderna»
«Un prodotto che non manca mai nella tua dispensa?»
«La ricotta»
«L’obiettivo futuro di PaoloTrippini?»
«Di riuscire a mantnere quelle che mio nonno e mio padre hanno costruito, unitamnete ad avere qualche ricoscimento a livello nazionale del nostro lavoro»
www.paolotrippini.it
di Claudio Zeni