Santini è un narratore d’istinto ma la disciplina del giornalismo ne ha fatto anche un ricercatore capace di approfondimenti incredibili come la ricerca sull’acquacotta, una semplicissima composizione di verdure in acqua o brodo, simbolo della povertà maremmana, di cui ha scovato più di trenta varianti; o quella sui crostini, o sul cinghiale, o sulle “scotriglie”. “La tegamata è buona fatta e mangiata”, così si dice dalle parti di Pitigliano… e che dire poi delle “pagnottelle dell’Argentario” o delle “vecchierelle della vigilia”, del “budino di castagne”, del “cacciucco di funghi con fagioli” oppure del “filetto di cinghiale con crostini all’oliva”, della “minestra di lenticchie” e della “ribollita del Biondo”. Insomma, nel libro di Santini ‘La cucina maremmana. Storia e ricette’, Orme Editori (collana Tarka – € 19,00) ce n’è per tutti i gusti, in più di 300 ricette, anche per i più esigenti.
Claudio Zeni
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