“Dio ama questa terra!”. Così deve aver esclamato il pellegrino che, entrato avventurosamente in Romagna alcuni secoli fa, ne ammirò le colture, ne assaggiò il cibo, bevve il vino, si perse nella contemplazione delle colline che si allungano lungo la pianura e la successiva costa adriatica. I pellegrini di oggi scoprono i moderni sentieri del buon gusto, sulle tracce di quelli di mille anni fa, con in più centinaia di sorprendenti opportunità tecnologiche. La moderna avventura, che si snoda sulle colline romagnole, lungo l’anfiteatro naturale che si apre verso il mare è uno scenario ambientale suggestivo e dai forti tratti distintivi, fatto di dolci declivi e di una generosa pianura, su cui domina in alcuni tratti il reticolo dei vigneti. Qui si fanno ottimi incontri come quello anticipato agli enofili del terzo millennio all’ingresso del comune di Bagnacavallo, accogliente cittadina in provincia di Ravenna, “Bagnacavallo, zona di produzione del Bursôn”, il vino nato da una felice intuizione di Antonio Longanesi, soprannominato “Bursôn”. Classe 1921, Antonio nasce a Boncellino, nel comune di Bagnacavallo. Amante della caccia, era solito trascorrere le giornate invernali in un capanno situato nei pressi di un una quercia, sulla quale si arrampicava una vite selvatica. Una vite sconosciuta che lo incuriosisce per la dolcezza dell’uva e la capacità di rimanere sana fino a tardo autunno. Con grande stupore scoprì anche che l’uva era in grado di dare un vino rosso di ben 14 gradi alcolici. Ma solo nel 1996 nasce il “Bursôn”, quando l’enologo Sergio Ragazzini e l’amico Roberto Ercolani (viticoltore), entrambi di Bagnacavallo, decidono di creare un “grande vino rosso di pianura” di lungo invecchiamento. A tutela della sua tipicità il nome del vino “Bursôn”, dopo essere stato registrato e depositato nell’anno 2000, venne concesso gratuitamente dalla famiglia Longanesi al Consorzio Bagnacavallo, associazione che sviluppa in armonia con il suo celebre vino la crescita della città romagnola esprimendo al meglio le sue valenze storiche, artistiche e culturali. La tradizione della celebre accoglienza romagnola vuole inoltre che ogni azienda del Consorzio organizzi singoli eventi che danno vita alla valorizzazione del “Bursôn”, unendo questo vino di grandi qualità con la gastronomia e i piatti tipici, il tempo libero e il paesaggio. Non a caso una sosta a Bagnacavallo permette di vivere uniche sensazioni e cogliere i ritmi intimi di un territorio del benessere che sa pulsare a misura d’uomo e di natura grazie a questo giovane vino che racchiude in sé la doppia comunione: con la natura e con la gente che l’ha voluto, che ha messo a frutto tutte le loro conoscenze, il loro lavoro, il loro amore, perché non sarebbe esistito il “Bursôn”senza amore. Ovunque, lungo la zona di produzione del “Bursôn” tanti ristoranti e trattorie propongono una cucina del territorio accompagnati dal prezioso nettare di Bacco e dal suo indimenticabile bouquet. Come trovarli? E’ semplice: è solo questione di fiuto visto che questa vite e il suo vino sono così legate in modo indissolubile al territorio di Bagnacavallo e alla limitrofa pianura romagnola.
Claudio Zeni