Due sono, inesorabilmente, le argomentazioni di questa trentatreesima giornata: la follia ultrà a Genova che, perdonatemi, in qualche modo capisco, non certo nel modo in cui si è manifestata, ma per quello che ha voluto significare, e l’avvicinarsi a grandi passi della Juventus al ventottesimo scudetto.
Partiamo da Genoa – Siena: ad un certo punto, sullo 0 – 4, con la squadra ligure ormai in bambola, si è scatenata la follia degli pseudo tifosi genoani. Fumogeni, petardi e partita sospesa. Non credo che fossero più di un centinaio questi personaggi, ma sono stati sufficienti a creare il panico, facendo sospendere la partita per quarantacinque minuti. Il motivo di questa protesta? Il fatto che la loro squadra, secondo loro, non stesse lottando, non stesse onorando quella maglia e quindi i giocatori non sarebbero stati degni di indossarla. Parliamoci chiaro, il motivo di questa protesta è giustificatissimo: questa squadra non era stata costruita per essere in lotta per la salvezza, ma giornata dopo giornata è stata risucchiata nelle zone caldissime e adesso la situazione è diventata insostenibile. I tifosi non accettano tanto il fatto che la squadra sia in quella posizione, ma che ci sia arrivata senza lottare.
Ripeto, protesta formalmente giusta, ma sostanzialmente sbagliata. Non sarebbe stato il caso, alla ripresa degli allenamenti, di andare al campo da gioco ed inscenare là una bella protesta, senza creare il grandissimo casino di ieri? Adesso, fra le altre cose, alla squadra è stata inflitta una squalifica di due turni del campo da gioco.
Il secondo fatto della giornata, e finalmente parliamo di calcio giocato, vede la Juve compiere un passo, se non decisivo, perlomeno importante verso la conquista del ventottesimo alloro; per alcuni sarebbe il trentesimo, ma lasciamo stare.
Dopo il pareggio casalingo, non certo entusiasmante, del Milan contro il Bologna, la Juve era attesa, nel posticipo, ad una prova sulla carta difficile contro la Roma imprevedibile di Luìs Enrique. E difatti la Roma è stata imprevedibile! Sotto 2 – 0 dopo 8 minuti, la partita è finita lì! Ho sentito dire, dai vari cronisti, che la partita è durata fino alla mezz’ora, cioè fino al rigore ed espulsione del portiere Stekelenburg, ma anche fino a quel momento il team capitolino non era minimamente esistito, non aveva avuto il minimo segno di reazione.
Di questa Juve è difficile parlar male; si diceva che concretizzava poco, ma ieri ha smentito subito con Arturo Vidal, uno degli acquisti veramente azzeccatissimi dalla dirigenza. Un gioco fluido, giocatori che hanno sempre dato il massimo, chiunque di loro sia sceso in campo. La squadra ha avuto una flessione verso febbraio con tutti quei pareggi, ma poi, quando in pochi ci credevano, si è ripresa alla grande. Non so in quanti avrebbero scommesso su questa classifica a cinque turni dalla fine, penso nemmeno il più inguaribile ottimista tifoso bianconero.
Una difesa solida con soli 18 goal subiti e secondo miglior attacco, nessuna partita persa, questi sono i numeri che spiegano meglio di ogni altra cosa il perchè la squadra bianconera sia in testa alla classifica.
Comunque predichiamo umiltà, per favore; non diamo nulla per scontato, ancora non è stato fatto niente. A cinque partite dalla fine può ancora succedere di tutto, le insidie sono sempre diero l’angolo ed il Diavolo, per quanto incerottato, è ancora lì a lottare e a stringere i denti.
Alla prossima, col turno infrasettimanale che inizia oggi
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