Oggi, dallo Stadio Santi Tiezzi o Maestà del Sasso per i più nostalgici, in una giornata da tregenda, una di quelle giornate in cui avresti potuto dire “ Io c’ ero “, il sottoscritto avrebbe voluto raccontare, sotto il vento incessante e la neve copiosa, le gesta di undici impavidi eroi arancioni che, lottando come lupi in una foresta della Transilvania, avrebbero dato vita ad una di quelle partite, come si suol dire, dai tempi andati, quei tempi in cui si giocava in mezzo alla mota, in mezzo alla neve, al ghiaccio ed alla bufera, ma un pavido arbitro toscano della Sezione di Firenze con i suoi degni collaboratori non ha voluto che avessero luogo queste gesta, rimandandole a quando il tempo sarà meno avverso o, come si suole dire nel gergo calcistico, a data da destinarsi. Di fronte alla compagine arancione ci sarebbe stata un’ altrettanto agguerrita compagine del Valdarno, dal nome di Terranuova Traiana, che sarebbe scesa in campo col coltello fra i denti, indomita e battagliera, pronta a ribattere colpo su colpo agli attacchi incessanti della compagine chianina. Palloni spostati dal vento, bandierine svolazzanti, manifesti pubblicitari strappati via …. niente di tutto questo avrebbe fermato i ventidue eroi in campo, con i pochi sostenitori sugli spalti pronti, seppur con arti quantomeno infreddoliti, a sostenere gli eroici uomini con i pantaloncini corti. E allora avrei potuto raccontarvi di un Caneschi che usciva impavidamente dai pali per arginare gli attacchi valdarnesi o di un Pilleri prorompente sulla fascia o di un Barbagli dalla classe cristallina che stoppava, senza colpo ferire, gli avanti terranuovesi ; e perché non un Porricelli pronto a dare l’assist vincente per un Bianconi che avrebbe gonfiato la rete avversaria o un Cacioppini pronto a sradicare i palloni dai piedi altrui o uno Starnini che sfornava deliziosi traversoni? Ecco, tutto questo avrebbe voluto raccontarvi oggi il sottoscritto, della rete avversaria che si gonfiava una volta in più della nostra con i nostri ragazzi arancioni che dopo un’ inenarrabile fatica portavano a casa il frutto del loro sforzo nonostante un avversario che non si dava per vinto ed il sottoscritto che, nonostante il principio di congelamento, avrebbe portato a termine impavidamente ed orgogliosamente il proprio lavoro, ricoperto poi da una sottile coltre bianca mentre si riavviava presso la sua dimora per scrivere le gesta di undici eroi arancioni che i miei fedeli lettori avrebbero letto il di’ successivo. Ma tutto questo, spero con un clima meno avverso, vi racconterò fra qualche settimana. Per ora, accontentatevi di questo racconto immaginario.
Stefano Steve Bertini
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