Si sono svolti oggi, a Vitiano, i funerali di Alberto Roggi, uno dei migliori ciclisti aretini della storia. Roggi aveva 91 anni ed era padre tre figlie, Adriana, Alessandra e Roberta, anche loro molto appassionate di ciclismo, così come i nipoti. Nato nel 1921, Alberto Roggi è stato professionista negli anni 40 e 50, partecipò al Giro d’Italia 1947 e nel 1949 si laureò campione italiano indipendenti.
Tra le altre corse vinse anche due tappe al Giro di Sicilia e una al Giro di Puglia. Colpevolmente poco conosciuto dai contemporanei, la storia narra che Roggi fu popolarissimo negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, al pari dei vari Bartali e Coppi. Come loro due, peraltro, il corridore aretino dovette superare incommensurabili ostacoli e sacrifici per poter inseguire il suo sogno di diventare un campione, in un’epoca falcidiata dalla guerra e dalla povertà.
Curiosità: Roggi è stato amico d’infanzia del compaesano padre Arturo Buresti, l’ex parroco di Manciano morto nel 2007, altra personalità carismatica nata e cresciuta nella piccola frazione di Vitiano e grande amante dello sport. Leggere gli aneddoti delle avventure di gioventù dei due (reperibili nella biografia scritta di Santino Gallorini all’interno del libro Padre Arturo Buresti. Una grande vita donata ai poveri a cura di Mario Ardenti e Stefano Bennati) aiuta a far capire in quale contesto storico e sociale abbia mosso i primi passi l’ex campione delle due ruote, un giovane contadino che aveva la voglia sfrenata di salire in bici e correre il più forte possibile.
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