Andrea Bartemucci, il “ciclista d’acciaio” cortonese, è in testa al Campionato Italiano di UltraCycling dopo una nuova grande impresa sportiva.
Il terzo posto assoluto conquistato nei giorni scorsi nella UltraCycling Dolomitica, gara che si può tranquillamente definire come “la Cronometro più dura del mondo”, ha infatti proiettato infatti il nostro atleta in cima alla classifica del campionato nazionale; tutto questo nonostante Bartemucci abbia saltato una delle 3 prove svolte finora.
La “Dolomitica” prevedeva un percorso di 680 Km, con un dislivello totale di 16mila metri: ciò significa scalare per ben due volte il Monte Everest. Bartemucci ha così “raddoppiato” una delle sue imprese recenti che gli ha garantito l’ingresso nella prestigiosa Everesting Hall of Fame.
Il cortonese stavolta ha superato ben 16 passi alpini (LA CROSETTA –SAN BOLDO – MONTE GRAPPA – COL PERER –MANGHEN –VALLES –DURAN – FORCELLA STAULANZA FEDAIA –SELLA –GARDENA –VALPAROLA –GIAU – FORCELLA CIBIANA –SANT’ OSVALDO – PIANCAVALLO) i cui nomi sono nella storia del ciclismo: fra essi ci sono infatti alcune delle cime più ardue del Giro d’Italia. Guardando il profilo altimetrico si resta impressionati perché di fatto è come se si corressero 4 “tapponi Alpini” della corsa rosa uno dietro l’altro, senza soste. Non a caso la Dolomitica viene considerata la gara ciclistica più dura del mondo, anche se la massacrante fatica trova un qualche ristoro nella possibilità di gareggiare in scenari naturali di straordinaria bellezza, luoghi carichi di testimonianze storiche importanti, legate in modo particolare alle vicende della 1° Guerra Mondiale.
Bartemucci ha coperto il percorso in 34 ore e 47 minuti, come sempre assistito lungo questa straordinaria avventura dal padre Luigi e da un altro cortonese, Mario Salti, amico di famiglia e grande appassionato di ciclismo. “Il mio primo desiderio è ringraziarli per l’aiuto che mi hanno dato in ogni momento, anche in quelli più difficili” ci ha detto Andrea “Stavolta avevo veramente bisogno degli ‘Angeli Custodi’ perché il percorso era durissimo e pieno di incognite. E’ stata un’impresa veramente sofferta, in particolare per il freddo che, in certe discese, si è fatto sentire moltissimo. Lungo il percorso, in particolare sul Fedaia, ho avuto alcuni momenti di grossa difficoltà in cui non nascondo di aver avuto paura, ma sono riuscito a superare tutto”.