Nella pagina di Facebook di “Cortona Patria Nostra” è apparsa la recensione inquietante ed ingenerosa di una persona che sembra non aver compreso il nostro impegno ed il ruolo che intendiamo assolvere nel territorio: “Lista di estrema destra pericolosa”.
Un commento negativo ci può stare tra i tantissimi “like” di chi apprezza l’originalità delle nostre proposte, la puntualità dei nostri interventi, il deciso cambio di passo e di mentalità che vogliamo imporre alla politica locale, indecifrabile, incomprensibile, noiosa ed inconcludente, la cui capacità di penetrare nelle coscienze è del tutto priva di effetti.
A dirla tutta, la recensione non lusinghiera, in un primo momento, ci ha fatto anche arrabbiare perché l’etichetta è un po’ sommaria e non contiene, come dovrebbe, tutte le caratteristiche e gli ingredienti del prodotto che intendiamo promuovere ed affermare.
Il mondo dei Social, del resto, con tante opinioni in libertà è il termometro impietoso della febbre che pervade la classe politica locale: battito del polso quasi impercettibile, nessun segno di vita, mutande di lana, pigiama di flanella e borsa calda ai piedi.
E’ davvero scarsa ed insufficiente la capacità di reagire ai mali endemici che pervadono, attraversano e paralizzano la coscienza del corpo elettorale: abulia, rassegnazione, approssimazione, egoismo, qualunquismo.
Senza possedere alcun titolo accademico specifico, ma avendo le idee molto chiare sulla terapia da adottare e disponendo di un prezioso antidoto, abbiamo la ricetta per guarire questi mali.
Il termine “estrema destra” è angusto e soffocante, ci mortifica oltremisura.
In molti si sono appropriati del termine Destra senza aver compreso, studiato e percepito i sacrifici enormi di chi ha difeso quella trincea ideologica, versando il proprio sangue e a rischio della propria vita.
La Destra cortonese, quella perbene, “istituzionale”, rassicurante e non “estrema” non ci piace: nessuno di noi parteciperebbe accanto al parroco alla processione sotto una fabbrica che chiude i battenti, nessuno di noi sfilerebbe tra le bandiere rosse in un corteo del 25 aprile, nessuno di noi andrebbe in delegazione dal Prefetto di Arezzo per farsi dire che l’ordine pubblico e la sicurezza sono garantiti, nessuno di noi parteciperebbe ad un convegno promosso dalla CGIL per disquisire sulla Sanità nella nostra provincia.
Abbiamo un profondo rispetto di tutti gli interlocutori politici e ci interroghiamo spesso su strategie ed atteggiamenti per comprenderli nel tentativo, molto spesso disperato, di decifrarli e di trovare una logica plausibile.
Noi siamo altro.
Rappresentiamo le urgenze del territorio , abbiamo soluzioni originali, siamo oltre questa Destra e questa Sinistra svuotate di contenuti ideologici, simili in tutto e senza idee, lontane anni luce dal cuore della gente.
Se non siamo “estrema destra” siamo però “pericolosi” e qui il nostro severo recensore ha davvero ragione.
Siamo pericolosi per un potere politico odioso e liberticida che amministra Cortona dal dopoguerra.
Siamo pericolosi perché vogliamo sovvertire equilibri consolidati che non chiamano in causa soltanto la maggioranza di questo Comune.
Siamo pericolosi perché vogliamo cancellare e rifondare su valori autentici la classe politica locale, facendo un forte appello alle coscienze, al senso di appartenenza e alla comunità.
Siamo molto pericolosi perché coerenza, dignità e coraggio non sono patrimonio di tutti.
Su Cortona sta per abbattersi un Diluvio universale che spazzerà e travolgerà per sempre il sistema di potere del Partito Democratico che non è soltanto un avversario ma rappresenta per noi un nemico mortale.
Dobbiamo farlo a pezzi e liquidarlo.
Non ce ne voglia il Sindaco uscente che indossa, durante la Giostra dell’Archidado, i pesanti paramenti di una damigella del 1400, soffocata ed impreziosita da velluti e da broccati.
Nella politica che tutto personalizza Lei è l’avversario ed il nemico più improbabile ed improponibile.
Sinceramente, avendo ben compreso la pericolosità del contesto, abbiamo obiettivi più sfidanti ed ambiziosi e miriamo ad altro.
Mauro Turenci