Ho letto con estremo interesse l’articolo del Dott. Enzo Lucente che invita “tutti” a fare un passo indietro per garantire, dopo tanti anni, un cambiamento autentico alla guida dell’Amministrazione Comunale cortonese. Si avvicinano inesorabilmente le elezioni amministrative del 2019 e, per la prima volta dal dopoguerra, la Sinistra ha probabilità elevatissime di essere sconfitta e di passare la mano. Il Direttore de “L’Etruria” ci ricorda che non esistono “primi attori e comparse”: tutti hanno il dovere di contribuire al cambiamento, mettendo da parte dissapori, incomprensioni e logiche di partito.
Quando dice “tutti” si riferisce a coloro che svolgono o pretendono di svolgere un ruolo di opposizione. Il loro ruolo sul palcoscenico politico locale non è importante, sono molto più importanti la capacità, l’onestà intellettuale ed i buoni sentimenti.
Qualcuno, sulla base del risultato delle ultime elezioni politiche, ha cercato di configurare nuovi possibili scenari. Le elezioni amministrative sfuggono a questa logica, sono fondamentali candidati ben radicati nel territorio perché le dinamiche locali sono molto diverse da quelle nazionali.
Ho avuto il privilegio di sedere nei banchi del Consiglio Comunale negli anni ’80 e di essermi candidato a Sindaco con una Lista Civica che, in condizioni difficilissime, ha conseguito un buon risultato, superando qualunque soglia di sbarramento.
Sono stato il testimone scomodo ed indesiderato dell’evoluzione o dell’involuzione (come più gradite….) della classe politica locale, spesso prigioniera di interessi inconfessabili, di logiche incomprensibili, di equilibri fragilissimi.
Chi vuole vincere, chi vuole essere davvero “protagonista e non comparsa”, deve avere la capacità di elaborare un progetto originale, ascoltando i cittadini e le categorie del lavoro con umiltà e spirito di servizio.
Deve avere la capacità di parlare un linguaggio chiaro e comprensibile, deve rappresentare esigenze autentiche, deve avere una mentalità e valori totalmente diversi ed alternativi da quelli di chi ci amministra.
La disamina dei loro risultati è impietosa, parlare il loro linguaggio è un’impresa disperata, decifrare i loro sentimenti e le loro buone intenzioni è impossibile: molto meglio ragionare coltivando altri sogni ed ispirati da altri valori, avendo bene in mente che questo è un territorio prezioso dalle potenzialità illimitate e di una bellezza incommensurabile.
Avere la capacità di cambiare e la possibilità di farlo vuol dire amare Cortona, rispettarla, valorizzarla e non mortificarla ed umiliarla con scelte scriteriate e ed incomprensibili. Chi non ricorda le bancarelle di lavanda durante le Festività Natalizie di qualche anno fa in piazza Signorelli?
La Cortona che ricordo con nostalgia è la città delle botteghe artigiane, dei falegnami, dei restauratori, dei fabbri degli artisti capaci di trasformare in locali angusti e fatiscenti, la materia in un’opera d’arte. Natale Mosticoni, lo zio di mia madre che mi accolse come un figlio 44 anni fa per consentirmi di portare a termine gli studi universitari, era un bravissimo falegname. I suoi figli Luigi e Francesco non erano da meno, Franco era un restauratore bravissimo che, in una bottega di pochi metri quadri, era capace di dare nuova vita e di ricostruire un cassettone antico sbriciolato dal tempo.
Li ho visti lavorare fino a tardi con pochissimi strumenti, ricordo perfettamente l’odore della colla, dei solventi e degli sverniciatori, ricordo gli antiquari che erano i punti di riferimento ed i committenti dei lavori, ricordo un’economia viva, pulsante ed originale dentro le mura di Cortona.
Ora che gli artigiani sono praticamente scomparsi nella Città della Mostra Nazionale del Mobile Antico non ho abbandonato l’idea che la nuova Amministrazione debba patrocinare una scuola del restauro per non disperdere la competenza, produrre ricchezza ed occasioni di lavoro.
Ho cercato di descrivere in pochissime righe ricordi e sensazioni di una città che non esiste più, che ha perso importanti punti riferimento, con un’economia precaria e gli abitanti che fuggono, condannata a diventare un fantasma ed un parco dei divertimenti stagionale.
Credo che per cambiare in maniera profonda occorra un’ottima conoscenza del territorio ma anche la capacità di fare squadra, di mettere insieme persone capaci e di buona volontà, persone perbene animate da autentica passione che nella vita hanno avuto la capacità di affermarsi senza nulla dover chiedere alla politica.
Il mio sogno è quello di fare appello ai buoni sentimenti. Per cambiare occorrono uomini nuovi capaci di unire, in grado di scegliere i propri collaboratori in base alla capacità e alla competenza professionale e senza piegarsi a logiche di partito.
Sarei davvero felice di poter contribuire al cambiamento e di mettere a disposizione di un candidato espressione del territorio i consensi che ho sempre ricevuto perché è davvero essenziale il contributo di tutti.
Sarei davvero felice che il candidato dell’opposizione possa essere scelto dai cortonesi e non nelle segrete stanze di qualche partito, a Firenze o a Roma, nell’atmosfera cupa e plumbea di una corte medievale con il sicario pronto a colpire, nascosto dietro un drappeggio, con lo stiletto in mano.
Purtroppo in passato è avvenuto: tante riunioni per decidere, tanti notti insonni per trovare convergenze, tante ore utilizzate per stipulare accordi e mettere a punto strategie quando tutto era stato già deciso e pianificato. Un modo ignobile per anteporre ambizioni personali e logiche di partito agli interessi di Cortona: non può e non deve più accadere.
Bisogna riportare al voto chi si è rassegnato e diserta le urne, bisogna dare voce alla speranza, bisogna creare una corrente di entusiasmo che prevalga sull’incertezza e la rassegnazione.
Per questo rivolgo un forte appello ai cittadini di buona volontà per dare vita ad un grande movimento civico, fortemente identitario nel quale sia presente il Leone di S. Marco, un cuore tricolore, simbolo della passione e dell’amore per Cortona, e che consideri la comunità cortonese protagonista e veicolo irrinunciabile di un cambiamento autentico.
Nasce “Cortona Patria Nostra” per essere gli antesignani della nuova politica e di un progetto radicato profondamente nel territorio che scaturisca da un confronto assiduo con la popolazione e con un grande contributo d’idee.
Patria vuol dire popolo, territorio, cultura e tradizioni.
Non importa che sia un termine desueto e sconosciuto alla Sinistra. Impariamo a riscoprirlo insieme e a rilanciarne il significato. Vincere è possibile ma è pur sempre un rischio se ai numeri non riusciamo ad anteporre valori autentici e contenuti. Vincere è possibile e non dovrebbe essere difficile ma ricordiamoci che siamo condannati a fare meglio di chi ci ha preceduto.
Mauro Turenci
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