Cosa farei se l’Italia fosse coinvolta in una guerra sanguinosa, se cadesse nelle mani di un feroce oppressore, se un esercito nemico la percorresse in lungo ed in largo, saccheggiando ed uccidendo?
Cosa farei se mi impedissero di professare le mie idee, se la mia fede fosse conculcata, se le chiese fossero distrutte, se un’oligarchia miope ed ottusa s’impadronisse del potere con il lucido proponimento di distruggere la mia cultura e di annientare, con una strategia ben pianificata, l’identità del mio popolo?
Scapperei con un gommone?
Pagherei alcune migliaia di dollari uno scafista?
Mi nasconderei in una catacomba per professare la mia fede di nascosto, facendo bricolage nei tempi morti ed attendendo tempi migliori?
Abbandonerei moglie e figli al nemico, mi comprerei il satellitare più costoso, indosserei jeans griffati, occhiali da sole ed una catena d’oro di due etti per iniziare a vendere droga a Roma a Milano?
Niente di tutto questo: metterei al sicuro la mia famiglia, mi armerei e venderei cara la pelle.
In Italia è in atto una guerra dalle conseguenze imprevedibili dove si contano i morti ma la vera tragedia è che hanno ucciso la speranza.
Siamo l’unico Paese al mondo dove il Ministro degli Interni che cerca di contrastare l’immigrazione clandestina viene indagato dalla magistratura.
Siamo l’unico Paese al mondo che utilizza le navi militari per favorire l’invasione di migliaia di disperati che finiranno negli alberghi a pensione completa e nella peggiore delle ipotesi a vendere droga o a raccogliere pomodori per venti euro al giorno, alimentando sfruttamento e disperazione.
Siamo l’unico Paese al mondo dove se la polizia cattura uno spacciatore il magistrato lo rimette in libertà perché spacciare è “la sua unica fonte di sostentamento”.
Puoi venire in Italia a fare il delinquente, a rubare, a stuprare, a rapinare, ad uccidere perché la certezza di farla franca è assoluta.
Ho scritto tante volte che la rabbia, lo sdegno, la riprovazione (degli italiani…) producono una giustificata ripulsa nei confronti dei meccanismi internazionali alla base dell’invasione di africani, accuratamente pianificata, favorita, incentivata.
Il razzismo, quello vero, nasce dall’insicurezza, dall’ingiustizia, dalla consapevolezza che se sei nero e “migrante” finisci in albergo mentre se sei italiano ed indigente perdi tutto e finisci a dormire in macchina con la tua famiglia.
Il sogno da coltivare è costruire un’Italia migliore partendo dal territorio.
Per farlo occorre essere determinati e capaci, lasciare da parte ogni egoismo, bisogna essere disposti a fare qualche rinuncia, anche di tipo personale.
Per farlo occorre essere animati da passione autentica ed essere in grado di parlare un linguaggio nuovo e di trasmettere emozioni.
Ti capiranno pochissimo i politici con i loro sorrisi di sufficienza, la loro logica indecifrabile ed il loro rosario di promesse mancate ma ti capirà benissimo la gente capace di discernere tra opportunisti prezzolati, strateghi da quattro soldi e “pazzi che ci credono”.
Cominciamo col fare un forte appello alla comunità.
Cominciamo col dire che chi mette le proprie case a disposizione della Prefettura e delle Cooperative per accogliere presunti profughi destabilizza le frazioni del nostro Comune, è bravissimo a tutelare i propri interessi personali ed a rimpinguare il proprio portafoglio ma fa un grave torto ai suoi concittadini.
Cominciamo col dire che chi abbandona fette di territorio nel cuore delle città a delinquenti e clandestini e deve garantire la sicurezza dei cittadini è un incapace e deve essere cacciato.
Mi sono indignato, alcuni giorni fa, quando ho visto un gruppo di africani appollaiato sul monumento ad una Medaglia d’Oro dei Bersaglieri nei giardini di Campo di Marte ad Arezzo.
Bevevano, sghignazzavano, con le birre da tre quarti semivuote ai piedi del monumento, scrutavano i passanti e li sfidavano con lo sguardo.
Se le Istituzioni “dormono”, se la Polizia Municipale è incapace di tutelare il decoro della città devono essere i cittadini a riappropriarsi del territorio ed a mettere in atto specifiche ed incisive misure di dissuasione.
Qualcuno si arrabbierà, ci sarà qualche vigliacco in Comune con la tentazione di farci sequestrare i manifesti e la folle illusione di tapparci la bocca ma ci seguiranno in molti.
Il cambiamento, quello autentico, esige un deciso cambio di passo, un’altra mentalità, soluzioni nuove, innovative ed originali.
Stiamo arrivando.
Mauro Turenci