Sono esterrefatto: 10 liste e circa 150 candidati, dieci relativi programmi pieni di parole di buon senso e comprensibili dal “comune” cittadino, ma assolutamente “vuoti”, tra loro assai simili, perché il buon senso del candidato deve esprimersi assecondando lo stile e il sentimento della massa degli elettori, distinti “solo” dalla pericolosa irrazionalità degli slogan.
Che ci siano i marciapiedi, i giardinetti ben tenuti, i servizi sanitari e le scuole ben funzionanti, i posteggi, gli esercizi commerciali e i negozi artigianali, e così via, non può esserci nessuno che non lo voglia, come lo sviluppo del territorio, dell’occupazione giovanile e dei servizi sociali, ecc.., ecc.., così come tutti dichiarano di puntare a una maggiore efficienza dell’amministrazione.
Ma essi restano vuoti, perché in nessun programma nemmeno si accenna alle strategie di medio lungo periodo adottabili, né tantomeno alle fonti di finanziamento per raggiungere gli obiettivi dichiarati, come non si focalizzano le questioni di fondo da affrontare per garantire nei prossimi cinque, dieci anni lo sviluppo socio economico del territorio.
Una politica saggia e previdente dovrebbe pianificare interventi progettuali, normativi e finanziari per sviluppare una economia ad alto tasso produttivo capace di assorbire mano d’opera giovanile ad alta qualificazione onde garantire al territorio la stabilità, o meglio, la crescita del numero dei residenti e una qualità della vita che vada al di là del giardinetto, in grado anche di attrarre nuova qualificata cittadinanza che faccia rivivere l’antica città e consentirle un nuovo periodo di sviluppo culturale per proiettarsi nel futuro.
Non ritengo sufficiente per la nostra “grande” Cortona una buona ordinaria amministrazione come abbiamo avuto negli ultimi decenni, ma mi auspicherei una proiezione in un futuro in cui possa salire ai livelli alti delle classifiche nazionali che esaminano il reddito pro capite e la qualità della vita, perché altrimenti è destinata al declino su cui si avviano tutte le piccole città del nostro paese, senza investimenti industriali e attenzione degli operatori internazionali.
Non è necessariamente l’economia da mettere al centro dei programmi, ma la progettualità per garantire il futuro in uno scenario sempre più complesso e interconnesso: vivendo dell’eredità del passato si va necessariamente verso la fine.
Forse non li ho bene esaminati, ma di ciò non ho trovato traccia nei programmi presentati.
Auguri a tutti noi!
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