Con avviso pubblico per “l’Assegnazione di pacchi alimentari Progetto Decreto Ristori Ter -Solidarietà Alimentare” il Comune di Cortona ha reso noto come intende distribuire i finanziamenti stanziati dal governo per far fronte alla immediata emergenza derivante dai limiti imposti dalla pandemia Covid-19. La lettura dell’avviso lascia alquanto perplessi.
Innanzitutto nei tempi di uscita, oltre metà febbraio, quando altri comuni hanno già predisposto gli aiuti alimentari già dal mese di dicembre, massimo gennaio (la normativa di riferimento è del 20/11/2020). La perplessità addirittura aumenta quando si pone l’attenzione sul mezzo scelto, sulle modalità di distribuzione e sulla durata dell’emergenza.
Cortona, in assoluta originalità rispetto alle altre realtà amministrative vicino a noi, ha continuato nella distribuzione dei pacchi per un importo totale di 140.000 euro, a cui va aggiunto il pregresso non distribuito il cui ammontare non è certo ma senz’altro cospicuo. Tutto questo nonostante la precedente distribuzione con utilizzo dei buoni alimentari abbia dato risultati decisamente migliori. Altra anomalia è la modalità di distribuzione, affidata unicamente alla Caritas di Cortona, mentre nella precedente esperienza erano state coinvolte anche le Caritas di Camucia e Terontola. Come mai questa scelta? Non solo ma nel bando si legge testualmente “La distribuzione dei pacchi alimentari sarà a cura della Caritas di Cortona, che contatterà i beneficiari per le modalità di distribuzione dei pacchi.” Si attribuisce quindi alla Caritas di Cortona anche l’onere di contattare i beneficiari per chiedere loro come vogliono ricevere il pacco, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista degli adempimenti di carattere organizzativo. Per ultimo, ma non ultimo per importanza, la durata della distribuzione allungata di un anno e cioè fino al 18/02/2022: ricordiamo a tal proposito che i comuni della zona hanno protratto la distribuzione dei buoni (non dei pacchi), per tre, quattro mesi al massimo e comunque per il tempo necessario a spendere i buoni.
Ci rivolgiamo alla maggioranza e alla minoranza perché intervengano, ciascuno per la propria competenza, per modificare questo approccio “caritatevole”, per trasformarlo in uno strumento di vero sostegno ai concittadini in momentanea difficoltà, difendendo la loro dignitosa libertà di acquisto. Gli aiuti di stato sono soldi dei contribuenti, non è carità delle istituzioni comunali.