Mi ha molto colpito l’oltraggio ad una lapide che ricorda la fucilazione di alcuni civili per rappresaglia dopo l’uccisione di un soldato tedesco in località S. Caterina.
E’ stato un atto vile e privo di logica, una provocazione senza senso perché la lapide non ricorda combattenti di una parte ma dei civili inconsapevoli che pagarono con la vita un gesto sconsiderato all’origine di una reazione prevedibilmente violenta e sanguinosa.
Non condivido il significato attribuito all’iniziativa dell’imbrattatore che ha dimostrato di non conoscere la storia e ha scelto un obiettivo che dovrebbe suscitare, a distanza di tanti anni, soltanto pietà ed un motivo di riflessione.
Ho letto commenti “molto in libertà” (…) sul web e sulla stampa locale: Remo Rossi considera chiuso con Piazzale Loreto il conto con i Fascisti, l’ex Sindaco di Cortona Tito Barbini si è espresso con parole durissime. Altri hanno invitato i Fascisti a tornare nelle fogne.
Ma chi ha davvero interesse a resuscitare l’antifascismo, rigenerandolo e rinvigorendolo, incapace com’è di individuare un nemico immaginario, di neutralizzarlo, di delinearne i contorni e le presunte strategie?
Chi nottetempo imbratta le lapidi e non conosce la storia ubbidisce ad una logica politica o è cresciuto in una spirale d’odio che gli ha precluso la conoscenza ed il discernimento?
Tanti anni fa ho imparato a conoscere gli avvenimenti della seconda guerra mondiale nel Comune di Cortona dalle pagine del libro “La Piccola Patria” di Pietro Pancrazi che ha raccolto attraverso i diari dei parroci delle varie frazioni testimonianze importanti di quei tragici giorni.
Don Rodolfo Catorcioni, prete di Cantalena, così parla la Banda della Teppa:
“Verso la fine di maggio si stabilisce nella zona un gruppo di partigiani che pian piano s’ingrossa fino ad arrivare a un centinaio. Il gruppo proveniva da Foiano e si proclama comunista; in realtà alcuni dei suoi componenti tiravano a spogliare i possidenti e fare grosse baldorie. Il fatto più raccapricciante dovuto a certi pessimi elementi che si erano aggregati alla banda, è di avere trucidato alcuni tedeschi inermi che, abbandonato il fronte, venivano a cercare scampo tra i monti e tra i partigiani”.
Ed ancora:
“Non posso negare di aver trovato dei giovani buoni ed equilibrati, guidati da retti intendimenti, ma non posso negare anche di averne trovati alcuni dediti al saccheggio e alla rapina a mano armata mentre altri tiravano a campare la vita chiedendo con buone maniere ciò che era loro necessario”.
Don Giovanni Salvi, prete di Tornia, era dell’opinione che “non tutti questi gruppi avessero come loro obiettivo principale quello di affiancare gli Alleati per scacciare i tedeschi. Afferma che tale pretesto dava loro l’opportunità di vagare per la campagna; essendo armati, costituivano una fonte di terrore per la popolazione perché spinti o dalla fame o dal vagabondaggio, facevano sgradite visite nelle case dove sapevano di trovare danaro o generi per la banda o per il loro fini particolari”.
Così si esprimeva sulla banda Bortoloni:
“Un’altra squadra era formata da pochi individui per la massima parte stranieri; banda che viveva di violenze e di rapina”.
Ne “La Piccola Patria” viene descritto anche l’eccidio di Falzano, l’episodio più atroce e con il più alto tributo di vittime innocenti che ha coinvolto il nostro Comune e se ne illustra l’antefatto.
E’ il caso di osservare che tutti gli eserciti del mondo utilizzarono la rappresaglia quando soldati regolarmente inquadrati erano vittime di iniziative di civili che non indossavano un’uniforme. I russi nella Germania occupata erano arrivati a fucilare 80 prigionieri per ogni loro caduto a seguito di iniziative di irregolari.
Nel nostro Comune, in quei tragici giorni, ci sono vittime dell’odio fratricida consegnate all’oblio, di cui si cerca di rimuovere il ricordo, di cui non si parla mai perché appartenevano alla “parte sbagliata”.
Nel Libro “Diario del Cegliolo” di Renata Orengo si racconta la tragica fine di un fascista, Fernando Adreani, sepolto vivo a San Leo Bastia dai suoi carnefici con la mano destra alzata in segno di scherno.
La sua dolorosa vicenda è appena accennata ne “La Piccola Patria” con il ricordo del prete di Teverina Don Aldo Rosadoni.
Francisco Franco al termine della guerra civile spagnola fece seppellire insieme in un grande monumento, “Valle de los Caidos”, franchisti e repubblicani, compiendo un grande e significativo gesto di riconciliazione.
A 72 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, in Italia manca ancora una memoria condivisa e si alimenta il volutamente un clima di odio per tacere responsabilità e nascondere realtà inconfessabili.
Quando qualche giornalista coraggioso come Giampaolo Pansa ha cercato di squarciare il velo di omertà sulle imprese dei partigiani, soprattutto a guerra finita, dopo il 25 aprile, è stato additato al pubblico ludibrio, insultato pesantemente e minacciato di morte.
La Resistenza è stata anche feroce vendetta consumata sui vinti, stragi indiscriminate, stupri e violenze di ogni tipo, assassinio a sangue freddo di adolescenti e di decine di sacerdoti in odio alla fede.
Molti partigiani erano comunisti e professavano una dottrina politica sanguinaria che ha trovato coerente e puntuale applicazione nelle più feroci dittature del mondo.
Ai giovani dico: documentatevi, studiate le pagine della storia, siate protagonisti consapevoli del vostro tempo, avete il diritto ed il dovere d’informarvi.
Questa Italia profondamente ingiusta e piena di contraddizioni, comunque la si pensi, è figlia della Resistenza.
Facendo un gelido consuntivo, viene voglia di vergognarsene.
Mauro Turenci
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Bravo Mauro! Bene! Condivido quello che lei scrive! Tristissimi alcuni commenti presenti sui social mentre la sua analisi è per me veramente da persona equilibrata! Speriamo che tra un anno rientri in campo anche lei come negli anni ottanta! I giovani politici, che si sentono navigati, dovrebbero riascoltare i suoi comizi quando parlava alla folla a ruota libera senza leggere come invece ho visto fare nella primavera 2014!