Vista la rievocazione del famigerato manuale Cancelli da parte dei fautori della crociata moralista e purista scatenata a proposito della nomina del validissimo Maurizio Seri a Presidente dell’LFI mi pare che la discriminazione nei confronti di chi ha assunto la carica di primo cittadino stia assumendo i toni dell’integralismo ottuso e cieco.
A parte il fatto che troppa foga e livore suscitano il sospetto che alla fine a qualcuno non è gradito il nome e che tutte le scuse sono buone per tirare in ballo il segretario provinciale del PD, l’unica certezza è rappresentata dalle contraddizioni emergenti a proposito della promiscuità del pubblico con il privato che è sempre invocato come migliore del politico salvo poi, sempre nel pensiero dei puristi, diventare elemento inquinante nella gestione che deve rimanere totalmente pubblica piuttosto che il soggetto da tenere a debita distanza onde evitare contaminazioni pericolose.
Personalmente ho avuto modo di apprezzare sindaci che si sono rivelati ottimi amministratori e manager privati che non hanno brillato nei risultati; Renzi docet.
Sempre a livello personale ritengo che i costi per la società rappresentati dalla cattiva politica siano alimentati anche da un sistema di persone senza tessere in tasca che gli orbitano intorno.
Preferisco di gran lunga un ex sindaco che si è confrontato a viso aperto con la fiducia dei cittadini e con i risultati della sua gestione piuttosto che un privato al soldo dei politici che deve “campare” ed il cui merito è solo quello di esser uomo di fiducia.
Preferisco, inoltre, una informazione ampia sulle partecipate che innanzitutto dovrebbe sottolineare il dato principale di una elezione a stragrande maggioranza dei soci quale indice di un eccellente e diffuso giudizio sulle capacità e qualità personali, tra cui l’integrità, cui hanno partecipato anche i sindaci di centrodestra.
Vorrei una informazione che si occupi di più della trasparenza nella gestione delle partecipate perché, come me, i cittadini vogliono conoscere i risultati gestionali, il dettaglio dei costi, il lusso o la sobrietà delle sedi, i criteri con cui si danno gli affidamenti esterni, la qualità dei consulenti, la qualità o il superfluo nei servizi, gli stipendi dei dirigenti e dipendenti, il tenore dei rimborsi ecc.
A tal proposito mi piacerebbe che i cittadini fossero informati del fatto che l’assemblea dei soci ha potuto constatare come durante la conduzione di un ex sindaco, quale Massimiliano Dindalini, la società LFI è cresciuta negli utili e nei servizi.
Di fondo rimane una certezza: hanno scelto i sindaci basandosi su un giudizio di merito largamente diffuso, compreso i sindaci di centrodestra notoriamente “non controllati” dal PD , perché i nostri primi cittadini sono abituati a giudicare ed essere giudicati sul merito senza vivere di protezioni.
Cambiare verso vuol dire, innanzitutto, puntare sul merito, vuol dire che occorre agire affinché le partecipate non diventino mai posti di nicchia o centri di gestione meno controllati della spesa pubblica, vuol dire abbandonare i vecchi giochini e buttarsi sul fare, vuol dire che i sindaci devono scegliere e decidere senza pregiudizi, senza amicizie, ma in base al loro giudizio di merito scevro da condizionamenti esterni preconcetti o interessati.
Responsabile Enti Locali PD
Giovanni Scartoni
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