Sono tornati sulle prime pagine dei giornali e delle TV i problemi riguardanti la sanità italiana ed in particolare i tagli effettuati negli ultimi 10 anni ai posti letto degli ospedali e all’intasamento dei pronti soccorsi e al loro scadimento nell’erogare le prestazioni che in alcuni casi hanno avuto esiti anche mortali. Il caso eclatante del pronto soccorso del Policlinico Umberto I di Roma anche se può non rappresentare la regola, ha avuto il merito di riaprire una questione che per troppo tempo è stata ignorata dal governo e dalle istituzioni.
Anche nel nostro ospedale della Fratta, come in quello di Arezzo e delle altre zone si sono verificati casi che sono stati oggetto anche della cronaca giornalistica e giudiziaria, casi rari per fortuna, ma che teoricamente non si dovrebbero mai verificare. A certi disservizi e attese troppo lunghe si sono aggiunte, qualche volta, comportamenti poco educati del personale sanitario. Si aprono pertanto doverose riflessioni sul come migliorare i servizi sanitari ed in particolare quelli dell’emergenza. Da un lato servirà, come già proposto dal Ministro della Salute un filtro maggiore per il pronto soccorso soprattutto usando la professionalità dei medici di base e dall’altro una adeguata preparazione del personale sanitario visto che l’assistito nel caso dell’urgenza si trova in una situazione di estrema debolezza e vulnerabilità.
Nel momento dei picchi di ricoveri dovuti al caldo eccessivo o all’influenza, abbiamo potuto costatare la difficoltà nel dare risposte da parte dell’Ospedale e quindi malati collocati in altri reparti perché insufficienti i posti di Medicina o spostati in altri ospedali come è avvenuto spesso ad Arezzo che invia i pazienti negli ospedali delle zone per carenza di posti letto.
Questo è il nodo, i posti letto. Negli ultimi anni in Italia sono stati tagliati 24.000 posti letto a fronte di una domanda di sanità che è cresciuta in modo esponenziale e per l’aumento dell’età media e degli anziani, come per l’aumento delle patologie anche gravi come l’ Alzheimer, il diabete e alcune malattie oncologiche. In Valdichiana abbiamo perso oltre 50 posti letto in parte dovuti anche alla chiusura del reparto di maternità e in parte alla riduzione dei posti di medicina, chirurgia e ortopedia.
Anche se la situazione nella nostra zona sanitaria non è, oggettivamente, a livelli allarmanti, SEL chiede che si riapra il dibattito ed il confronto su come migliorare il livello dei servizi sanitari rivolti al cittadino, attraverso la prevenzione innanzitutto e l’organizzazione e l’uso delle nuove tecnologie.
“Tagliare” da oggi nella sanità non può più essere una parola usata, se non in sala operatoria, perché i tagli effettuati ai bilanci delle ASL sono stati consistenti, manca il personale e si affidano troppi servizi alle ditte e cooperative esterne, mentre occorre potenziare i servizi sanitari di base a livello territoriale, come le Case della Salute.
Se oggi siamo a ripensare la sanità nel suo complesso vuol dire che nel recente passato qualcosa è stato sbagliato, oppure è stato fatto apposta per favorire la sanità privata, che è peggio e non ci consola dire “…noi lo avevamo detto !”.
Cortona, 24 febbraio ’12 La Segreteria
SEL – Cortona