Ancora un taglio ai bilanci dei comuni da parte del governo Monti, con la manovra sulla revisione della spesa pubblica e che riguarda anche la sanità. Questo nuovo taglio è pari al 3% del bilancio comunale, il che significa o tagliare altri servizi oppure aumentare le tariffe e le tasse locali, a cui è seguita la protesta dell’ANCI che rappresenta i comuni d’Italia e quella dei presidenti delle regioni.
L’assurdità di questi provvedimenti lineari ( di cui criticavamo il governo Berlusconi ), sta nel fatto che si taglia in modo generico, senza che il governo indichi dove operare i risparmi, su quali voci di bilancio e dove sono gli sprechi. Un’altra mannaia dopo quelle dei mesi precedenti che produrrà altra crisi e che se da un lato consentirà allo Stato di risparmiare, dall’altro mette il cappio al collo a molte famiglie, a tanti pensionati e disoccupati che non sanno più come tirare avanti. Fallimenti, riduzione dei consumi, aumento della disoccupazione e della cassa integrazione, tribunali intasati dalle aste giudiziarie, crollo delle vendite di auto nuove ed usate, di case nuove ed usate in uno stillicidio continuo che fa montare la crisi a livelli mai visti dal dopoguerra. La ricetta del governo Monti non sembra sortire gli effetti sperati, nonostante l’ampia maggioranza e i poteri quasi illimitati, basti vedere il numero esagerato di voti di fiducia posti in Parlamento su ogni provvedimento economico-finanziario ed anzi sta provocando tensioni sociali e scontri con il mondo sindacale e confindustriale. Mentre in Francia il Presidente Hollande discute della crisi con i sindacati in Italia Monti sostiene che la colpa della crisi è della concertazione fra le parti.
Sulla sanità idem, si mescolano cose giuste a proposte sbagliate e dirompenti sul sistema sanitario nazionale, giuste come quelle accorpare i centri di spesa e di mettere delle soglie per gli acquisti, vale l’esempio della famosa siringa che non può costare al sud dieci volte di più che al nord e sbagliate come quella di prevedere la chiusura di piccoli ospedali, soprattutto in una regione come quella Toscana che negli ultimi 20 anni ha riorganizzato il sistema sanitario in ospedali di zona, provinciali e aziende universitarie e che ha comportato solo in Val di Chiana la chiusura di 4 ospedali e in provincia di Arezzo di una quindicina. Sta passando l’idea che è giusto chiudere le piccole strutture sanitarie, ma forse il cittadino ignaro, non si rende conto cosa vorrebbe dire in una realtà come la Valdichiana recarsi ad Arezzo, Siena o Perugia per avere assistenza sanitaria, come minimo 70 Km andata e ritorno da quello più vicino che è il S.Donato di Arezzo.
Addirittura nei momenti di picco dell’influenze e di ondate di caldo, capita spesso che degenti del S.Donato vengano dirottati verso altri nosocomi, come Bibbiena, Fratta e Valdarno perché non c’è capacità di posti letto.
SEL – Cortona chiede al Sindaco Vignini di farsi promotore di due ordini del giorno, uno sui tagli agli Enti Locali e l’altro sui tagli alla sanità, da portare in consiglio comunale dove si denunci con forza l’inefficacia e l’inopportunità di tali misure.
Doriano Simeoni – SEL Cortona