«La Regione non eserciti l’eutanasia strisciante sull’ospedale della Nottola»: è questo il messaggio uscito chiaro e forte dalla serata organizzata dal Pdl al Palazzo del Capitano di Montepulciano proprio per parlare delle problematiche sanitarie della Valdichiana senese, tutela dell’ospedale in testa. L’incontro, organizzato dal coordinamento comunale e dal gruppo consiliare del Pdl di Montepulciano, era intitolato proprio Ospedale di Nottola: quale futuro? Gremita la sala in piazza Grande, segno di quanto sentiti siano i timori di un depotenziamento del presidio della Valdichiana senese.
Il primo a portare il suo saluto è stato il Consigliere regionale e coordinatore provinciale del Pdl a Siena Claudio Marignani: «Si possono sacrificare mille cose – ha affermato – ma non la salute. E l’impoverimento dell’ospedale di Montepulciano priva la popolazione di un presidio territoriale essenziale che noi vogliamo ritrovi la sua funzione».
Sì, ma come? «Invertendo la rotta di una politica sanitaria che bada più al consenso che al servizio sanitario propriamente detto», è la risposta fornita dal Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale Stefano Mugnai (Pdl). «E’ curioso – ha osservato Mugnai – trovarci qui a dover difendere un ospedale nato nel terzo millennio, e dunque nuovo, e che dimostra di saper ottenere la soddisfazione dei cittadini. La situazione appare folle, ma in realtà rientra in una strategia d’insieme, quella della sinistra che governa la Toscana praticamente da sempre, che è molto raffinata. Siamo davanti a un paradosso: la Regione sposa il modello d’intensità di cura, che si regge proprio sul territorio, e poi ridimensiona gli ospedali cosiddetti minori».
Il meccanismo, spiega Mugnai, genera una spirale discendente: «La Regione lascia appassire per asfissia la sanità territoriale, come nel caso dell’ospedale della Nottola e del depotenziamento strisciante che subisce, e poi rimprovera i cittadini che si recano al pronto soccorso con patologie non gravi, i cosiddetti codici bianchi o azzurri. Ma questo è il sintomo non di persone che sbagliano, perché il fenomeno è di massa, ma dell’assenza di capillarità ed affidabilità dell’assistenza territoriale».
Allora perché depotenziare l’ospedale di Montepulciano? Facile: per privilegiare altri aspetti del governo di un comparto, quello sanitario, che assorbe i ¾ del bilancio regionale: «Risorse finanziarie che ne sono state, solo che negli anni sono state distribuite sul territorio in modo da ottenere una risposta in termini di controllo e consolidamento del consenso. Non a caso la sanità toscana ha livelli record di apparato e burocrazia, tra Società della Salute, Estav e quant’altro: i soldi sono nel tempo stati usati per fare ‘altro’, anche a costo di tagliare i servizi sanitari propriamente detti, compresi ospedali come quello di Montepulciano: nuovo e che funziona. Bisogna invertire la tendenza, e far sì che ogni centesimo disponibile per la sanità vada effettivamente investito in servizi sanitari: in assistenza, non in apparato. Ci vogliono scelte coraggiose, e dalla difesa dell’ospedale di Nottola si può misurare la volontà politica di tutelare i livelli di assistenza territoriale. Vedrete che questa volontà non c’è: verrebbe meno l’apparato, e con esso il consenso. Che per il governo della Toscana è il vero totem intoccabile»