Carissimi Senatori e Deputati,
considerato che vi state accingendo alla votazione finale del DL 1212/2014, conosciuto con il nome “Decreto Del Rio”, in qualità di cittadini e dipendenti provinciali, vi inviamo questo ennesimo accorato appello per porre alla vostra attenzione la delicatezza del decreto in corso di votazione che influirà nella nostra vita lavorativa e sociale in modo preoccupante.
E’ difficile ritenere, come cittadini e lavoratori, che tale disegno di legge sia la soluzione necessaria per il nostro paese per conseguire risparmi, in quanto la contrazione della spesa pubblica, la riduzione dei costi della politica e lo snellimento dell’apparato burocratico incideranno in maniera devastante e irreversibile nella vita sociale e democratica del nostro Paese.
Queste considerazioni sono basate sulla nostra esperienza lavorativa e ci fanno ritenere che il decreto non vada nella giusta direzione.
Appurato anche da fonti autorevoli come la magistratura contabile che l’eliminazione della classe politica provinciale non è il solo strumento in grado di fornire i tanto ambiti risparmi della spesa pubblica che dovrebbero rimettere in sesto l’economia di questo paese, quello che ci preoccupa di più è il complesso assetto istituzionale che il decreto tenta di realizzare con forti dubbi di legittimità costituzionale.
In particolare la riforma non incide in alcun modo, anzi forse le aumenterà, sulle numerose società ed enti strumentali, come le agenzie, i consorzi che già assorbono ingenti capitali e che tra l’altro alcune regioni come quella Toscana prevedono di costituire in sostituzione agli uffici provinciali ( per esempio le nuove agenzie per il lavoro con articolazione statale e regionale).
L’assetto istituzionale attuale del sistema enti locali (regioni -province-comuni) è stato fortemente voluto dalle forze politiche del passato e raggiunto dopo un lungo e costoso processo di decentramento amministrativo che ha richiesto un ampio dispiego di forze sia umane che finanziarie che strumentali. Processo che è stato attuato dal 2000 ad oggi (Riforma Bassanini) nel rispetto del principio costituzionale di sussidiarietà. Adesso questo assetto viene di nuovo stravolto di fatto azzerando gran parte del percorso che è stato messo in piedi fino ad oggi e per il quale lo stato e quindi noi cittadini abbiamo speso ingenti risorse.
L’intento è quello di smembrare l’ente provincia distribuendo senza un disegno organico e condiviso le funzioni istituzionali proprie di questo ente ad altri enti del comparto, come se fosse un processo automatico e privo di costi. In realtà il trasferimento di risorse umane, finanziarie e strumentali tra un ente e l’altro creerà sicuramente come si è verificato nel passato la generazione di nuove spese per la P.A.
Non si tiene conto delle oggettive difficoltà gestionali e finanziarie in cui si trovano attualmente i comuni che hanno già enormi problemi a garantire la copertura finanziaria e conseguentemente l’erogazione dei servizi pubblici essenziali e che presentano forti crisi di liquidità.
Appare di fatto quindi irrealistico pensare che i comuni o anche le regioni siano in grado di riassorbire, nella situazione attuale, tutto il personale provinciale e di accollarsi la gestione dei servizi pubblici di competenza delle province, visti i tagli eccessivi e l’impossibilità di ripristino delle risorse necessarie.
Non entrando nel merito se sia giusto o meno abolire le province, nessuno può negare che le province erogano dei servizi ai cittadini e che questi servizi dovranno comunque essere erogati da qualcun altro. E non si tratta di servizi a costo zero, pensiamo all’edilizia scolastica, alla viabilità provinciale, alla difesa del suolo etc…Anzi si tratta di servizi che richiedono ingenti investimenti.
Ci sembra inoltre corretto ricordare che dietro all’erogazione di questi servizi ci sono persone che sono dipendenti provinciali, lavoratori come tutti gli altri, con stipendi bloccati dal 2010, che devono mantenere le proprie famiglie e che hanno bisogno di garanzie e di chiarezza una volta per tutte. Sono anni che siamo oggetto di gogna mediatica e meritiamo per questo un po’ di rispetto e onestà intellettuale. A noi non resta che valutare tale rispetto e considerazione attraverso l’esercizio e il potere che ci appartiene: il voto nostro e delle nostre famiglie!
Ci auguriamo pertanto che la vostra decisione sia dettata da un forte senso di responsabilità soprattutto nei confronti delle 56.000 famiglie di dipendenti provinciali che da tempo attendono una risposta e che non sia concepita ormai come un atto dovuto nei confronti dell’opinione pubblica per finalità puramente demagogiche.
Nella speranza che questo nostro appello vi sia utile per giungere ad una decisione che veramente sia assunta per il bene di questo paese, l’occasione è gradita per augurarvi buon lavoro.
I dipendenti della Provincia di Arezzo