Primarie (del tutto interne al meccanismo personalistico-maggioritario) o morte, questa è la litania che ci viene propinata a reti unificate: anche quel che resta del PDL si accinge alla bisogna, perché una primaria non si nega a nessuno…che diamine! E’ innegabile, infatti, che le primarie de noantri rappresentano il punto di massima esaltazione di quella personalizzazione della politica che è stata alla base della tragica ascesa della destra populista, la quale ha gravemente danneggiato la credibilità delle nostre istituzioni, demolendo del tutto il sistema democratico scolpito nella Costituzione.
Esse rappresentano – a parer mio – il punto più chiaro di accettazione del terreno politico imposto dall’avversario e risultano oggettivamente rafforzative della logica maggioritaria, finendo persino col precludere la possibilità stessa di costruire un immaginario che preveda la presenza di soggetti davvero alternativi al sistema. Dire “no” alle primarie – perciò – significa un “si” al recupero dell’idea della presenza politica di una sinistra d’alternativa adeguata alla realtà dello scontro in atto, in una prospettiva di proposta unitaria di trasformazione radicale del sistema: l’evidente conseguenza è che l’ambito del centrocentro-sinistra italiano (e spiace che Vendola ne abbia assunto il punto di vista) non offre spazio politico e culturale affinché alla crisi si risponda in maniera diversa da quella portata avanti dal cosiddetto “governo dei tecnici”, capace solo di accrescere la disoccupazione, di aggravare le condizioni materiali dei ceti più deboli e di esaltare i meccanismi del monetarismo insiti nell’ideologia liberista che lo ispira.
Non votare alle primarie, disvelando la vera natura di questo tipo di consultazione, è dunque l’imperativo d’obbligo per quanti pensano che sia possibile realizzare l’obiettivo di una rappresentanza politica capace di proporre una risposta di carattere anticapitalista, antiliberista ed alternativa sul serio al sistema.
[.noresp.]
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