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Le affermazioni di Carini che vorrei esaminare sono contenute nell’intervista fatta da M. Bracciali e pubblicate sul Nuovo Corriere Aretino il 6 marzo. Oltre le solite cose, le accuse di personalismi, il presunto dialogo dentro la maggioranza,il confronto con gli organi collegiali su cui evidentemente le posizioni contrastano e la verità potrebbe essere differente da quella che Carini afferma nella sua intervista, oltre a questi non piccoli particolari, due sono le affermazioni che inquietano, e lo dico con molta franchezza perché sono testimonianza di un pensiero senza visione della realtà sociale moderna:
1) “ Il Comune può investire in cultura e nel sociale solo se l’economia del territorio glielo permette.”
2) “ Affidando la costruzione del nuovo asilo nido a associazione privata, si può evitare un grande dispendio di risorse pubbliche, in modo che poi il Comune possa elargire in un secondo tempo i contributi alle famiglie più disagiate.”
Il ruolo della cultura non solo a Monte S.Savino ma nel mondo deve essere qualcosa che sfugge a Carini e dunque mi sembra perdita di tempo volerglielo spiegare; perché certe sensibilità o una persona se l’è fatte nel corso della vita, delle esperienze, delle letture, degli studi oppure non ce l’ha .In questo secondo caso la persona neppure capisce che le attività che ruotano attorno al mondo della cultura sono anche attività economiche, che generano flussi di denaro, che danno lavoro a molte persone in tantissimi e diversificati settori, che mettono in moto il turismo, l’immagine di un paese, il suo valore sul territorio e dunque anche il suo prestigio.Investire in cultura implica certamente che si mettano a disposizione delle risorse economiche e che si compiano delle scelte non momentanee ma anche di lungo periodo; ma oltre a questo è richiesto che chi amministra abbia consapevolezza e certezza sulla validità degli investimenti culturali.La cultura nell’insieme non è palpabile come un oggetto che in azienda si costruisce, si vende e si può poi calcolare quanto guadagno ha prodotto.La cultura è la storia che ci portiamo dietro e che lasciamo come impronta di noi alle generazioni future; essa durerà più a lungo di chi governa, o amministra e parlerà di quale tipo di governanti siamo stati: miopi o lungimiranti; aperti o corti di vedute, pronti a creare occasioni o invece rigidi su posizioni di arretratezza e conservatorismo. Senza cultura, comunque, non si va lontano.
La seconda esternazione del Carini-pensiero si caratterizza per elementi neppure troppo insoliti, poiché sono in linea con i politici che delegherebbero ai privati tutto, anche i servizi all’infanzia in nome di un presunto minor dispendio di risorse pubbliche, che è del tutto da dimostrare.Ma c’è nella dichiarazione di Carini un concetto che rappresenta veramente un ritorno al passato, ad una concezione dell’amministrare come diritto soggettivo che prima stabilisce gli standards e poi, per buon cuore, compila “ una lista di poveri” a cui elargire contributi.Anni luce separano questa idea dalla contemporanea concezione di DIRITTO che non solo la Costituzione sancisce, ma anche le Convenzioni Internazionali sui diritti dell’infanzia,sul riconoscimento della dignità della famiglia e della persona.L’elargire poi alle famiglie più disagiate , così come Carini avrebbe pensato di fare, suscita il triste ricordo dell’elenco dei poveri che diventano sacche di clientela, utili nei momenti del voto;e ciò non ha niente di civile,nè non può essere accettato in un paese europeo,moderno, al passo con i tempi.L’altra affermazione che sgomenta davvero è il riferimento al COSTO:Dice Carini che oggi, al nido comunale, nove bambini costano all’anno cento mila euro.Risponda allora perché il Comune paga 103.000 euro all’anno per una sola persona: il SEGRETARIO COMUNALE, direttamente chiamato da Carini con uno dei suoi primi atti amministrativi da sindaco. Aveva allora fatto una questione di COSTO?L’amministrazione precedente aveva in carica un segretario comunale part-time con il Comune di Civitella della Chiana e ciascuno dei due Comuni pagava in rapporto alle ore convenute di lavoro del segretario.Questo dimezzamento del costo non era sembrato necessario all’allora sindaco, il quale pensò bene di fare un contratto a tempo pieno, come se il Monte fosse un Comune paragonabile ad Arezzo, o di dimensioni maggiori, con un numero più alto di dipendenti, di territorio più vasto, di problematiche più complicate.E’ vero anche che Carini, alcuni mesi fa, portò in Consiglio Comunale l’argomento di tornare a condividere il Segretario con un altro Comune ; ma ritirò la proposta senza neppure che ci fosse stata l’occasione di discuterla, perché…l’altro Comune non si era dichiarato più interessato.Morale della favola: paghiamo da soli 103.000 euro all’anno.Questo per sottolineare le scelte.Del resto chi è sindaco eletto dal popolo ha il dovere di compierle.Ma il popolo è d’accordo?
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