{rokbox title=| :: |}images/brandi3.jpg{/rokbox}Ormai da qualche tempo l’Amministrazione Comunale ha realizzato dei percorsi collocando, in alcune parti del territorio, una serie di opere frutto del lavoro di artisti castiglionesi. Il principale di questi itinerari ha il suo inizio in Piazza della Stazione e termina nel luogo dove oggi ci troviamo, in Via Trento.
Il caso e non la volontà degli uomini ha fatto sì che questo “viaggio nell’arte” assumesse un significato particolare. Esso inizia con la Stele dedicata ad Emanuele Petri, eroico poliziotto assassinato dalle Brigate Rosse, e si conclude di fronte al Monumento, dono degli studenti americani del Santa Chiara, a ricordo delle vittime dell’11 settembre 2001.
Questi due episodi appaiono tra loro lontani nello spazio e nel tempo, eppure un filo comune li tiene uniti.
Entrambi sono la conseguenza, la tragica conseguenza, della cieca violenza, del fanatismo terrorista, del disprezzo per la vita.
E’ chiaro che essi vivono in una dimensione storica e collettiva diversa, ma anche in questo caso, è utile una riflessione.
Infatti, se l’11 settembre ha significato una sorta di spartiacque nella storia del mondo, con tutti gli avvenimenti che ne sono seguiti, il sacrificio di Emanuele Petri ha voluto dire per il nostro Paese l’inizio della fine di una esperienza terribile, quella del terrorismo politico.
Ciò è stato possibile perché, oltre all’impegno delle Forze di Polizia, vi è stata una fortissima unità tra Istituzioni, Partiti Politici e cittadini prosciugando culturalmente e politicamente la palude in cui nuotavano i terroristi.
Purtroppo oggi vediamo riemergere un’intolleranza che ci spaventa, ne sono un brutto esempio gli ultimi accadimenti che hanno visto, loro malgrado, protagonisti rappresentanti delle Istituzioni e del Sindacato a cui, gruppi di teppisti hanno negato il diritto alla parola.
Anche questa volta dobbiamo essere capaci di sconfiggere questi atteggiamenti estremisti.
Essi possono essere piegati, da un lato dalle indagini della Polizia e dall’altro con una battaglia ideale e politica per isolare e tagliare le radici che nutrono la mala pianta della violenza.
Per esempio, dopo l’11 settembre, abbiamo assistito ad una forte azione di Polizia Internazionale, che tuttora perdura in paesi come l’Afghanistan, ma con lo stesso impegno di uomini e di mezzi non è stata perseguita una azione che distruggesse le basi ideologiche della politica del terrore.
Il problema è che il terrorismo, nella stragrande maggioranza delle situazioni, si nutre dell’ingiustizia, dello squilibrio economico, dell’abbandono in cui si trovano ancora oggi vaste aree del Pianeta.
Esso si maschera dietro il fondamentalismo religioso, ma la religione non è che un pretesto.
Nonostante gli sforzi fatti ci sono tutt’ora paesi, che continuano ad alimentare le basi ideologiche del fanatismo, i cui Presidenti, o meglio sarebbe dire Dittatori, sono ricevuti talvolta con grande sfarzo in molti Stati dell’Occidente.
Purtroppo, come spesso accade, gli interessi economici sopravanzano gli interessi dei popoli, della democrazia e della sicurezza, per cui si sostengono regimi tirannici pur di fare qualche buon affare.
E mentre a livello internazionale accade questo, i nostri paesi, complice anche una difficile crisi economica, diventano sempre più intolleranti, chiudono le frontiere e alzano artificiose barriere.
In questo “sonno della ragione” talune forze politiche recuperano miti e leggende che mal si conciliano con la modernità, relegando il nostro Paese ad un ruolo di secondo piano a livello internazionale.
Può darsi che così facendo si guadagni qualche voto e si aumentino i consensi. Ma questa è una politica di breve respiro, che non guarda al futuro, in un mondo globale diventa difficile, se non impossibile, fermare l’orologio della storia.
Tutto questo non può che ingenerare una miscela pericolosa che solo una politica saggia e che guarda lontano può evitare, una politica il cui fondamento sia l’estensione dei diritti, della democrazia e della giustizia sociale ed economica a tutti i livelli.
Per questi motivi la ricorrenza dell’11 settembre, dedicata alle vittime dell’attentato alle Torri Gemelle, non può essere solo un momento di commemorazione. Le lezioni della storia sono tali perché da esse dobbiamo trarre degli insegnamenti.
Uno di questi è il dovere della memoria, quella memoria che in molti, anche in riferimento alle vicende del nostro Paese, vorrebbero cancellare.
Noi, e parlo in questo caso come Comunità Castiglionese, continueremo sempre e comunque a conservare il ricordo di questa giornata, lo dobbiamo ai nostri Amici Americani che, da più di venti anni fanno parte della nostra famiglia, lo dobbiamo alle future generazioni, le quali, se vogliono affrontare con sicurezza il domani, non possono vivere in un eterno presente.
Come ricordava un grande Presidente americano, Thomas Jefferson, “Se un popolo si aspetta di poter essere libero restando ignorante, spera in qualcosa che non è mai stato e che mai sarà”.
Per questo dobbiamo tutti trovare forza e sostegno negli insegnamenti che la storia, non solo quella che leggiamo sui libri, ci mette a disposizione per costruire qualcosa di bello e duraturo per coloro che verranno dopo di noi.
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