In una bellissima canzone di Fabrizio De André “Il Giudice”, ispirata all’Antologia di Spoon River del poeta americano Edgar Lee Masters, un nano diventa procuratore e consuma la sua terribile vendetta nei confronti di quanti l’avevano beffeggiato per la sua statura. La sua indole e la logica che lo ispirava vengono descritte in pochi versi, memorabili ed efficaci: …..”affidarli al boia fu un piacere del tutto mio prima di genuflettermi nell’ora dell’addio”.
Non è sicuramente giusto misurare in centimetri la statura di un uomo, contano molto di più le sue qualità, la sua dirittura morale, la sua personalità ed i valori che hanno ispirato la sua esistenza.
Il giudizio diventa più complesso ed articolato se è postumo e viene formulato dopo la morte. Ma una cosa è certa: Oscar Luigi Scalfaro non ci mancherà.
Non ci mancherà il politico democristiano, misogino e moralista che, entrato in un ristorante romano negli anni ’50, redarguì duramente una bella signora per la sua generosa scollatura. Secondo i cronisti dell’epoca chiamò addirittura la polizia per farla allontanare e si rifiutò di presentare le scuse al padre e al marito giustamente indignati.
Non ci mancherà il Presidente della Repubblica che celebrava “la Resistenza” per rassicurare gli osservatori internazionali dopo la travolgente vittoria della Destra alle elezioni politiche del 1994;
Non ci mancherà il Ministro degli Interni coinvolto nella vicenda dei fondi neri del SISDE che, diventato Presidente, interruppe una partita di calcio per dichiarare in televisione “che non ci stava a quel gioco al massacro”.
Non ci mancherà, soprattutto, il giudice assetato di sangue che nel 1945 fece condannare “per collaborazione con il tedesco invasore” e consegnò al plotone di esecuzione l’ex prefetto di Novara Enrico Vezzalini e i militi Arturo Missiato, Domenico Ricci, Salvatore Santoro, Giovanni Zeno e Raffaele Infante.
Ebbe anche la pretesa di pregare con i condannati nella notte che precedette l’ esecuzione.
Quando le “radiose” giornate della liberazione erano ormai lontane, nel luglio e nel dicembre 1945, chiese ed ottenne altre due condanne alla pena capitale… lui “pio e cristiano” che si è sempre professato contrario alla pena di morte.
Domenico Ricci, che abitava nella stessa palazzina di Scalfaro, lasciò dei bambini in tenerissima età.
Molti anni dopo sua figlia ebbe il coraggio di scrivere a Scalfaro per conoscere la ragione per la quale un uomo era stato strappato alla famiglia soltanto perché fascista e vittima del clima pervaso d’odio di quei tempi.
Scalfaro, dopo alcuni giorni, le telefonò e le disse “stia tranquilla perché suo padre dal Paradiso pregherà per lei”.
Questo era lo strenuo difensore della Costituzione, il moralista, il giudice implacabile che faceva massacrare gli innocenti, li consegnava al boia e correva “a genuflettersi nel nome del Buon Dio”.
Non sappiamo se Domenico Ricci sia salito in Paradiso. Di sicuro è nel cielo dei nostri eroi con le decine di migliaia di civili e soldati della Repubblica Sociale Italiana massacrati al termine della guerra dai comunisti.
Di Oscar Luigi Scalfaro, volato in cielo mentre dormiva ed inseguito da molti fantasmi, abbiamo un’idea più precisa.
Difficilmente troverà posto tra gli angeli e i cherubini con la coscienza lurida e le mani sporche di sangue.
Mauro Turenci