Negli ultimi tempi si fa un gran parlare riguardo al destino dello storico palazzo Vescovile di Cortona, da poco completamente restaurato e riportato al suo antico splendore. Il palazzo vede al suo interno affreschi storici risalenti al periodo del Cardinale Passerini, soffitti pieni di storia e sale decorate.
La notizia che sta facendo clamore è quella che il destino del suddetto palazzo sia di privatizzarlo ad una azienda tramite canone di affitto, quindi non fruibile al pubblico. Per questo bisogna ricordare che gli investimenti tesi al ripristino e manutenzione del palazzo suddetto sono stati notevoli, gli stessi erano stati preventivati dall’allora Vescovo Mos. Gualtiero Bassetti ( oggi Cardinale a Perugia ), per il progetto di un museo teso a racchiudere tutti le innumerevoli e pregiate opere d’arte cortonesi.
Tuttavia, senza voler polemizzare con nessuno, credo che sia giusto da parte delle autorità religiose competenti, ascoltare i consigli e le volontà espresse dal popolo cortonese.
Molti cittadini si stanno domandando il perché di questa volontà di affittare il palazzo a dei privati, quando lo stesso potrebbe avere una funzione pubblica, culturale e storica con indirizzo museale.
Se vogliamo metterla nel fattore economico siamo sicuri che affittando i locali si ottenga un risultato maggiore rispetto all’incasso che potrebbe avere un Museo?
Credo che un Museo collegato all’attuale Diocesano potrebbe dare risultati ottimi non solo dal punto di vista culturale ma anche economico, oltre che occupazionale.
Cortona possiede una grandissima quantità di opere d’arte, alcune di esse provenienti dalle chiese del cortonese, opere che potrebbero avere la loro collocazione logica e valorizzazione proprio all’interno di un dedicato museo.
Un museo ricco di opere d’arte, collegato al sistema museale cortonese, potrebbe richiamare turismo e quindi economia, pertanto non si capisce il perché di questo cambiamento che come ricordato prevedeva un museo fruibile e non certo un azienda privata al suo interno.
La domanda sorge spontanea, ci sarà un ripensamento? Si potrà riparlare di un museo a beneficio di tutta la città? A questa domanda per correttezza dovrebbe seguire una risposta, sperando che chi di dovere, non guardi ad un incasso economico preventivato ma in modo lungimirante ad un risultato che potrebbe di gran lunga essere più vantaggioso e culturalmente più soddisfacente.
I cittadini aspettano una risposta, per primo sono pronto nel mio piccolo a dare un contributo di idee tese al solo bene pubblico e a tutela dei beni culturali e religiosi locali, che fino a prova contraria sono dei cittadini cortonesi.
Consigliere comunale Luciano Meoni
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Può darsi che a Cortona ci siano più contenitori (a diverso grado di conservazione e di agibilità) che coontenuti.Girifalco,l'Ospedale,il Palazzo Vescovile.Valorizzare ognuno di essi richiederebbe ,in primo luogo,l'individuazione di una fisionomia imprenditoriale e delle relative risorse umane.A seguire un progetto immobiliare per modificarne eventualmente la pianta e la destinazione nonchè la stima dell'ammontare di risorse necessarie per realizzarlo ed il suo finanziamento.Quale ruolo compete all'iniziativa privata ed a quella pubblica in casi simili?Sembrerebbe che la Curia intenda ricavare rendite immobiiari da una sua legittima proprietà.Una diversa destinazione avrebbe richiesto il confronto con un progetto immobiiare,non necessariamente monopolizzato dalla mano pubblica,fornito di credenziali degne di essere prese in considerazione.Capita che pubblico e privato si attestino su posizioni che fanno risaltare soprattutto i rispettivi limiti.Il privato insegue obiettivi di redditività "sicura" ed il pubblico evoca finalità che non è in grado di realizzare per mancanza di risorse:finanziarie,culturali,amministrative.Bisognerebbe smaltire la sbornia neoliberista che annebbia da tempo le menti di imprenditori e politici.Chiamare le cose con il nome che gli spetta.Rendita immobiliare,come nel caso del Palazzo Vescovile.Iniziativa imprenditoriale con capitale di rischio (da parte di investitori che Meoni cortesemente ci presenterà)come il suo intervento autorizza a pensare.Altrimenti bisognerà espropriare i beni ecclesiastici a fini pubblici.Sarebbe una forzatura giacobina del pensiero di Meoni alquanto stravagante.
Il palazzo e' gia' pronto e basterebbe poco per aprire un museo. Poi ognuno la pensi come vuole. Da cittadino cortonese preferisco un museo ad un affitto di un privato. Poi chi non e' cortonese la pensi come vuole.
Nessuno obietta sulle sue preferenze.La questione si pone nei termini seguenti:
a.il proprietario di un edificio costitutivo del patrimonio storico,architettonico ed artistico della città dispone ed esegue,verosimilmente fornito di tutte le prescritte autorizzazioni,interventi edilizi che lo adattano ad una nuova destinazione.
b.il cittadino Meoni non condivide tale destinazione e suggerisce che l'edificio venga adibito a Museo.
c.il cittadino napoletano De Lucia si sorprende che una simile operazione non abbia suscitato una discussione adeguata, quando il proprietario avviò le prescritte procedure.
d.il cittadino Meoni,nella sua qualità di consigliere comunale,avrebbe potuto ancor meglio sollevare le sue obiezioni a tempo debito.Se esse sono il frutto di recenti convinzioni,tutto il ragionamento mostra una intrinseca debolezza.
Vuole,cortesemente,il cittadino consigliere Meoni chiarire le idee in proposito a cortonesi e forestieri?