Dispiace davvero in questo caso riconoscere di avere ragione per essere stato tra i primi a considerare la situazione di gravissima difficoltà alla quale sarebbero stati costretti a trovarsi i Comuni dopo tutte le numerose avvisaglie arrivate nella prima parte di questo 2011 fino a portarmi a minacciare le dimissioni che qualcuno, malignamente, aveva subito cercato di strumentalizzare come un gesto di irresponsabilità verso la mia gente ed il mio paese, ai quali ho sempre portato, porto e porterò il massimo rispetto.
Difficoltà finanziarie per i soldi che il Governo diceva di trasferire entro marzo e che invece sono arrivati a fine luglio, costringendo la maggior parte dei comuni a ricorrere all’anticipazione di cassa e quindi a pagare gli interessi su quelle anticipazioni; difficoltà di ordine normativo dovute alle continue proposte di riassetto istituzionale che pongono i Comuni ancora oggi nella più totale incertezza su quale sarà il futuro delle proprie comunità amministrate. Non sappiamo ancora se dobbiamo unirci con altri comuni, qual è il livello demografico ottimale di tali unioni, se devono essere le Regioni a stabilire il tutto. Insomma quello che si presenta davanti è un drammatico ed incerto futuro gestito da un governo irresponsabile.
Bene ha fatto l’Anci e le altre rappresentanze degli enti locali ( anche se in ritardo visti i numerosi appelli alla mobilitazione), a proclamare giornate di vera e propria protesta istituzionale a cominciare da Giovedì prossimo, 15 settembre, quando i Sindaci, di ogni appartenenza politica, per testimoniare la propria contrarietà verso gli effetti della manovra del Governo, restituiranno ai prefetti le proprie deleghe sulle funzioni di anagrafe. Si configura così il primo ‘sciopero’ dei sindaci d’Italia, deliberato ieri dal Direttivo dell’Anci.
Alla mobilitazione si uniranno una serie di altre iniziative, tra le quali il ricorso alla Corte costituzionale contro gli articoli 4 e 16 della manovra, ovvero quelli che obbligano i Comuni alla dismissione delle società partecipate e che intervengono sull’organizzazione istituzionale dei 5800 Piccoli Comuni sugli 8 mila totali.
“La mancanza da parte del governo di una leale collaborazione – spiega il vicepresidente dell’Anci Graziano Delrio – ci obbliga a continuare nella nostra mobilitazione contro una manovra iniqua e dannosa per i cittadini e per il Paese. Abbiamo bisogno di far capire, innanzitutto ai nostri cittadini, che non siamo impegnati in una difesa corporativa, ma piuttosto nella difesa delle nostre comunità: in questo senso la riconsegna delle nostre deleghe è stata decisa per dare l’idea della drammaticità della situazione. I servizi ai cittadini saranno compromessi in modo irreversibile, mentre il Paese resta in stagnazione, il Patto di stabilità ci strangola e non ci viene consentito di utilizzare 40 miliardi di residui passivi, che sarebbero una manna per la ripresa economica”.
Il ricorso alla Corte costituzionale sugli articolo 4 e 16, poi, “è stato deciso a fronte di una pesante lesione della nostra autonomia: ci si costringe a svendere il nostro patrimonio, senza che da ciò si ricavino effetti positivi sui conti dello Stato, e si perpetuano intromissioni nell’assetto istituzionale dei Comuni, che di certo non può essere modificato con decreti pasticciati come questo”.
A questo proposito il direttivo dell’Anci ha stabilito inoltre di dare il via a un’iniziativa bipartisan nel tentativo di fare approvare al Parlamento un ordine del giorno che impegni il governo a istituire una Commissione mista per il riassetto istituzionale, con la partecipazione degli enti locali. Nel contempo verrà richiesto un immediato incontro al governo sul decreto legge costituzionale sul pareggio di bilancio: “Vogliamo capire – spiega Delrio – di cosa si tratta nello specifico e quali saranno le conseguenze sui territori”.
In vista dell’Assemblea nazionale di Brindisi del prossimo ottobre, infine, l’Anci si impegnerà a dare vita, insieme con le parti sociali, a una serie di documenti di proposta per la crescita del Paese, in particolare sui temi della riorganizzazione istituzionale, del welfare e dei servizi, della spesa pubblica e del nuovo Patto di stabilità e crescita.
Maurizio Seri
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Bene, anche la piu piccola azione serve a mettere un granello di sabbia per creare un argine contro il dilagare di questa azioni scellerate da parte dei nostri legislatori.
Conosco la difficoltà del far dialogare tra di loro i politici e sarebbe bello per una volta vedere gente che collabora e riesce a mettersi daccordo su come e quando fare un unione dei comuni. E' però spesso disgustoso assistere a politici che guardano solo al loro futuro e non al bene del proprio comune o della propria terra.
Spero che dalle nostre parti ci siano persone intelligenti che non si lascino vincere dall orgoglio e magari si confrontino con altre unioni dei comuni in essere da piu tempo. Queste magari saprebbero indicare se non la strada giusta da percorrere per lo meno quelle da non prendere consapevoli delle loro esperienze passate.