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Luciano Meoni: “Usciamo dall’euro”

Prima che sia troppo tardi, prima che accada il vero disastro economico, forse è meglio fermarci un attimo e riflettere, pensando a chi fino ad oggi ha dato tutto per mantenere lavoro ed economia, l’Italia è un paese ricco in termini di piccole e medie imprese. L’Italia, grande paese, ricco di cultura e storia, ricco di menti e risorse umane da fare invidia agli altri stati, ma debole sul fronte delle trattative in Europa, debole dal punto di vista della propria difesa, della tutela del territorio, delle proprie imprese.

L’Euro doveva essere la moneta della “salvezza” la moneta del rilancio economico, almeno per chi ha creduto in questo, si è rilevata a mio modestissimo avviso, una catastrofe senza precedenti. Premesso che una moneta unica in Europa poteva essere utile, se valutata correttamente, se valorizzata in quel logico rapporto di differenze economiche tra stati membri, se inserita con criteri graduali e con “assistenza” al cittadino, senza uscite forvianti e poco controllate, con un monitoraggio teso a controllare i prezzi, che in pochi anni si sono praticamente raddoppiati. Insomma, questa moneta è servita solo a pochi, a chi sapeva preventivamente di quello che stava per venir fuori, chi sta vicino ai mercati, gli speculatori senza scrupoli, che non guardano alla vera economia, ma ai grandi capitali e alle speculazioni finanziarie. Oggi l’Italia ha una economia bloccata, statica, l’imprenditori sono costretti a finanziare le aziende pur di non vederle chiudere. Dopo anni di sacrifici, l’azienda così come stanno andando le cose non da più reddito, non guadagna, le tasse e i costi sempre più alti, mettono molti imprenditori con le spalle al muro. Per ora non ci sarà ripresa, non bisogna essere necessariamente “bocconiani” per capire che in un momento di crisi internazionale l’aumento delle tasse e dei costi portano ad un maggiore blocco dell’economia stessa. I controlli annunciati, il blocco della circolazione dei contanti, l’annuncio di verifiche a tappeto, portano nei confronti degli imprenditori ma anche dei privati, quel fermo di azione nei confronti della spesa e quindi del mercato. Negli ultimi tempi i negozi sono vuoti, molte aziende non hanno ordini e commesse, le merci non girano basta vedere i pochi autocarri che si incontrano in autostrada, sempre più persone sono a casa senza un lavoro, ma nessuno fa niente per protestare. Tutto questo nasce da quando è entrata la moneta unica, l’Euro ha prodotto tutto questo macello, se nel 2000 un dipendente prendeva uno stipendio in lire di 1.400.000, poteva vivere, non da ricco ma comunque bene, oggi se lo stesso soggetto prende 1.400 Euro, se ha famiglia ed è il solo a lavorare, non arriva alla fine del mese. Tutto è raddoppiato, non si è compreso da subito quello che era il vero valore della moneta unica, tutto è sembrato facile cifre con meno zeri, più appetibile l’acquisto almeno per i primi anni, almeno fino al 2007, quando è iniziata la vera discesa. Se pensiamo e riflettiamo, possiamo capire che c’è stata qualche mente che ha studiato il tutto, infatti nei primi anni dell’Euro, non a caso è esplosa la “mania” del credito al consumo, con apparentemente cifre “ridicole” espresse in rate “spicciole”, con cittadini a fare gli acquisti convinti di pagare senza accorgersi delle stesse rate, senza fare i conti con quello che erano i nuovi stipendi  in Euro, con il risultato di vedere poi famiglie “rovinate” con pagamenti da effettuare alla “lunga” e con gli stipendi che non arrivano più. La mente che ha studiato questo piano è da definirsi “maniacale”, è riuscita a illudere molti cittadini, è riuscita a consegnare nelle mani degli speculatori l’intera economia Europea. Le agenzie di reating fanno la loro parte, alzano e abbassano a loro “piacimento” lo spread, basta un titolo di giornale “antipatico” per far muovere capitali e denari, senza quel logico rapporto diretto con l’economia reale. L’Italia non ha il coraggio di reagire nei confronti del “padrone” Germania, il Presidente del Consiglio va in Europa prende nota dei compiti che dobbiamo fare, torna in Italia e “bastona” tutti, oramai siamo succubi degli altri, siamo diventati una vera “barzelletta”. Se ogni stato all’interno della comunità è davvero sovrano, deve poter dire la propria idea, deve contare come gli altri, ognuno ha i propri problemi, ora c’è bisogno di un vero riscatto. Se la Lira era debole come tutti sappiamo, da una parte poteva essere un danno, ma aveva un bel tornaconto interno, quello di attirare investimenti e commesse nei confronti delle nostre imprese, con un cambio favorevole per chi veniva ad investire da noi, con una economia interna che permetteva a tutti di lavorare e avere buoni stipendi. Oggi con l’Euro abbiamo uno stop fisiologico di commesse provenienti dai paesi membri, che, avendo la stessa moneta non trovano più guadagni ad investire nelle nostre aziende ad acquistare i nostri prodotti. L’aggravante è anche il fatto che l’Italia ha ancora più costi nell’ambito del lavoro rispetto agli altri stati membri, con una logica crescita di concorrenza sleale tra paesi aventi la stessa moneta. Se si continuerà sulla strada delle tasse, balzelli, aumento dell’Iva al 23%, gasolio e benzina alle stelle, arriverà presto il blocco totale dell’economia. I diritti dei cittadini, degli imprenditori, quel diritto soggettivo che tutela la gente sarà intaccato per sempre, questi “signori” che non hanno mai lavorato in vita loro, debbono necessariamente prendere atto che esistono situazioni al limite, gente che non arriva più a fine mese, artigiani e commercianti che chiudono bottega, lavoratori a “spasso”. Pertanto sempre a mio modesto avviso, è giunta l’ora di dire basta, di obbedire solo a questa Europa che tanto pretende e niente a dato, usciamo dall’Euro, diamo una lezione ai signori che vorrebbero vederci “stesi” e derisi, l’Italia è un grande paese, l’Italia può farcela solo se fa rinascere quel mercato interno, quella produzione, quella valorizzazione del prodotto made in Italy che da sempre è apprezzato nel mondo. Chi sostiene in maniera trasversale l’attuale governo è responsabile dell’attuale crisi, chi sostiene il governo, specie PD e PDL, fino a ieri acerrimi nemici, prendano atto che così arriverà il default, i forconi sono tornati, la piazza si “scalda”, la gente chiede il ” fuori tutti”. Ripartiamo da zero, la politica romana è improduttiva, le chiacchere di costoro ci costano troppo, meglio meno “teste” ma buone. Se i Signori Onorevoli e Senatori voglio che i cittadini facciano ancora sacrifici, diano loro per primi un segnale, dimezzandosi il profumato stipendio, chi vuol fare politica lo faccia per passione, non per interesse. Se l’Italia avesse il minimo coraggio di dire “basta” all’Europa, già questo porterebbe e concentrerebbe nel tavolo delle trattative una nuova stagione, con il nostro paese protagonista e non succube, l’Italia non può più sopportare questa crisi, gli Italiani sapranno sicuramente ribellarsi, è giunta l’ora, fuori i “forconi”, fuori dall’Euro.

Il consigliere comunale

Meoni Luciano

Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

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  • Contro il Governo Monti e contro tutte le forze poltiche che lo sostengono: PDL, PD e Terzo Polo (di Casini e Fini), la Lega Nord Valdichiana si permette di ricordare le parole profetiche di Umberto Bossi in un Consiglio Federale del 28 marzo 1998.

    ”L’idea nata nel dopo-guerra per scongiurare altre guerre tra Stati Europei sta ora partorendo un mostro che non genererà né democrazia, né stabilità, né vantaggi economici per tutti. Non può generare democrazia perché il suo parlamento non legifera: è l’Europa dei grandi capitalisti. Il popolo, gli artigiani, gli imprenditori, i cittadini non ci sono oggi né tantomeno ci saranno domani, perché non potrà mai nascere un’Europa politica”(…).
    “Comunque la si veda, resta il fatto inconfutabile che l’Europa è solo una difesa del mercato europeo, un protezionismo quindi, che come tutti i protezionismi favorisce le grandissime imprese, i grandi affaristi, che hanno come interlocutore lo Stato nazionale. Sono gli stessi poteri che adesso vivono grazie ai soldi dello Stato di cui sono i padroni e che fanno l’Europa monetaria per essere ancora più padroni dello Stato nazionale.
    Le leggi finanziarie degli Stati si ridurranno ad un semplice fax inviato da Bruxelles, dal Consiglio d’Europa, terminale europeo delle cento grandi famiglie europee. Con l’ingresso in Europa, l’Italia non avrà più a sua disposizione la leva monetaria, cioè se gli mancano i quattrini non potrà più stampare altri titoli di stato, per favorire l’economia non potrà più svalutare la moneta, perché gli resterà solo la leva fiscale e i quattrini dovrà toglierli maledettamente e subito dalle tasche dei cittadini, evidentemente aumentando la pressione fiscale”.

  • Chapeau per il Sig. Meoni (che personalmente non conosco essendo io di Castiglion Fiorentino)... quello che dice è quello che dico da tanti anni... e mi fa piacere che qualche politico locale la pensa esattamente come me!
    Spero vivamente che torni la Lira... è la nostra unica salvezza e la catastrofe per l'Europa... ma come si usa dire... Mors tua vita mea! E in questo caso morirebbe solo un mostro (Europa) artefatto da stati furbi (Germania e Francia) che vogliono far pagare a stati con economie deboli i loro casini!

  • Non male per un ex esponente di Alleanza Nazionale e del PDL. Nella vita bisogna aprire gli occhi. Meglio tardi che mai...

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Michele Lupetti
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